Regia di Francesco Lettieri vedi scheda film
C’è tanta narrazione della Napoli contemporanea nel nuovo (e primo) film di Francesco Lettieri, famoso per essere il regista dei videoclip di alcuni dei cantanti indie più in voga del momento (Calcutta, Thegiornalisti e Liberato, per fare qualche esempio).
Napoli è bella e dannata come sempre, anche se in questa film la questione si sposta dalla narrazione della camorra e dei suoi crimini. Si parla di calcio, anche se di pallone vero e proprio non se ne vede, se non calciato per rabbia da il “gabbiano”, oppure in una partita tra ragazzi con un super santos, soave ricordo di tutti i ragazzi cresciuti a cavallo tra la fine degli anni ‘90 primi anni 2000, quando il pallone arancione con le strisce nere era quello più in voga (adesso, non saprei dire che pallone usano i ragazzi per giocare).
Uscito il 20 marzo su Netflix (doveva uscire anche al cinema il 7,8 e 9 marzo, ma non è stato possibile per la chiusura totale delle sale), è subito schizzato in testa alla top ten dei film della piattaforma.
Come dicevo sopra, il film risente di un’immagine della città partenopea ormai eccessivamente strumentalizzata e presente nelle narrazioni televisive e cinematografiche, nella quale violenza e passione sembrano essere le uniche risorse di generazioni abbandonate e dimenticate. Leitmotiv di questo film, è il calcio nella sua forma più discutibile ma, per alcuni, più romantica e genuina: il tifo organizzato.
Quello che emerge dallo sguardo sulla realtà del tifo ultras, è una visione macchiettistica e poco approfondita, che lascia troppo spazio alla violenza come unico motore trainante della vicenda e del gruppo. Il film del giovane Lettieri non dice nulla di nuovo sul fenomeno, lasciandosi troppo coinvolgere dalle risonanti notizie che spesso si sentono sul tifo organizzato. L’assenza di approfondimento è visibile anche nella presentazione di alcuni personaggi del film, che rimangono agli angoli di una storia nella quale avrebbe potuto dire molto di più.
È giusto però dare a cesare ciò che è di cesare; e per questo motivo che bisogna dare atto a Lettieri (al primo lungometraggio) di aver saputo dare alla narrazione un buon ritmo, costante per tutta la durata del film. Inoltre, se non c’è un focus deciso su alcuni personaggi, si nota con chiarezza la dinamica che vede contrapporsi generazioni diverse (anche nei gusti musicali), tutte unite da un’unica passione, il tifo per il Napoli, ma separate dalla visione che hanno di esso. Divisione che è sicuramente derivata dall’esperienza e dalla voglia di predominio sul gruppo rivale, che non permette di risanare le differenze tra i vari gruppetti del gruppo ultras.
In definitiva, Ultras è un buon debutto per il regista Lettieri. Intrattiene, scorre senza particolari ostacoli per tutta la durata (1h e 40 minuti circa), pur essendo limitato sotto alcuni aspetti importanti, che richiedevano un approccio diverso e più completo.
P.s periodo florido per gli appassionati di calcio, che in assenza delle partite, possono trovare sulla piattaforma Netflix, oltre al film appena commentato, una serie tv dedicata ai primi anni del “soccer” inglese.
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