Regia di Norman Jewison vedi scheda film
Jewison dirige un musical piuttosto vecchio stampo, d’impostazione più simile agli analoghi prodotti degli anni precedenti che al dirompente Jesus Christ Superstar, diretto dal medesimo regista soltanto due anni più tardi. Il titolo rimanda alla precarietà del popolo ebraico nei territori dello Zar, simile a quella di un violinista che suona in equilibrio sopra un tetto («dobbiamo essere sempre pronti a partire» dice un ebreo del villaggio «ecco perché teniamo sempre il cappello in testa»). Il tono è, comunque, tutt’altro che tragico, ma è giocato sul filo di un umorismo di chiaro stampo ebraico, sottile e rarefatto, spesso rassegnato, a somiglianza dei dipinti di Chagall e dei racconti di Sholem Aleichem, lo scrittore yiddish dai cui racconti, con al centro il personaggio di Tevye il lattaio, è tratto il musical teatrale, all’origine del film di Jewison. Notevolissima la fotografia di Oswald Morris e buona l’interpretazione dell’attore israeliano Chaim Topol: mi hanno colpito più loro che non le musiche di Jerry Bock e John Williams.
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