Regia di Norman Jewison vedi scheda film
Era l'epoca di "Tutti insieme appassionatamente" e "My Fair Lady", il musical era diventato un kolossal, lungo, a volte con un ritmo brachicardico, e magniloquente. La leggerezza degli anni '30-'40, di Fred Astaire e Ziegfield, la maturità di Gene Kelly e Vincente Minnelli, lasciano il passo alla stanchezza e alla sensazione di chiuso degli anni '60-'70. Il musical così come lo conoscevamo va in pensione almeno fino alla comparsa sulla scena di un pazzo scatenato come Baz Luhrmann, che lo fa nuovo e adatto allo spirito dei tempi.
Ma questo lungo film di Norman Jewison, non soffre molto, tutto sommato, dello spirito del tempo (esce nel 1971). La storia è così bella e così intensa che tre ore di canti e balli yiddish passano in un batter d'occhio.
Dotato di una fotografia e di movimenti di massa perfetti, di bravi interpreti, è uno squarcio sulla vita degli ebrei orientali al tempo dei pogrom, ma è sopratutto un racconto di come la novità di un mondo irrequieto e in incessante movimento irrompa nella vita tranquilla e sonnolenta di un paese russo, abitato per metà da gentili e per metà da ebrei, letto attraverso delle storie d'amore che testimoniano i cambiamenti.
I momenti divertenti e gai si alternano a quelli drammatici e dolorosi, sopratutto nella risoluzione del povero Revye, il protagonista padre di cinque figlie di cui tre alle prese con l'amore ed il matrimonio, costretto da solo a fronteggiare situazioni al di là della sua immediata comprensione, ma che si rivela più moderno e saggio di quanto possa sembrare.
La scene della partenza della seconda figlia per la Siberia dietro il suo amore per il rivoluzionario, ma sopratutto quella del rifiuto della terza, che sposa un gentile, sono veramente drammatiche e intense, com'è intensa e bella la sequenza del matrimonio della prima ragazza.
Vale la pena riscoprirlo, soprautto per le belle canzoni che restano dentro.
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