In un villaggio ucraino all'inizio del secolo un lattaio ebreo si trova coinvolto nelle prime persecuzioni del regime contro la sua razza. Per sfuggire ai pogrom decide di emigrare negli Stati Uniti e il suo viaggio si trasforma in una vera e propria odissea.
Note
Il titolo fa riferimento a un detto ebraico: il musicista costretto a suonare in condizioni impossibili (su un tetto) è come l'ebreo costretto a vivere sul filo del rasoio. Il film di Jewison è tratto dal fortunato musical di Jospeh Stein, a sua volta ispirato ai racconti di Scholem Alecheim ed ha dei bei momenti, ma anche qualche caduta di ritmo. John Williams, autore delle colonne sonore di Spielberg, vinse l'Oscar per la musica, copsì come il direttore della fotografia Oswald Morris. Al violino Isaac Stern.
'Il violinista sul tetto' - espressione che indica la condizione di precarietà del popolo ebraico - miscela con la giusta dose il musical alla comicità di derivazione ebraica, con risultati di tutto rispetto.
Le canzoni (per fortuna non tradotte) sono tutte molto belle, specie 'If I Were a Rich Man', 'Tradition', 'Do You Love Me?', l'atmosfera è, tranne verso la fine,… leggi tutto
Jewison dirige un musical piuttosto vecchio stampo, d’impostazione più simile agli analoghi prodotti degli anni precedenti che al dirompente Jesus Christ Superstar, diretto dal medesimo regista soltanto due anni più tardi. Il titolo rimanda alla precarietà del popolo ebraico nei territori dello Zar, simile a quella di un violinista che suona in equilibrio sopra un… leggi tutto
La golden age del musical è ormai lontana nel tempo, indicativamente localizzabile negli anni ‘50 e ’60, ma saltuariamente qualche oggetto cinematografico ne riprende l’eco e lo sfarzo,…
Oggi si ricorda tutto quel casino che l'uomo ha fatto appena una settantina di anni fa per una mia vecchia teoria che ciò che non si può fare nessuno mai lo farà ma se una cosa si può fare state tranquilli che…
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Era l'epoca di "Tutti insieme appassionatamente" e "My Fair Lady", il musical era diventato un kolossal, lungo, a volte con un ritmo brachicardico, e magniloquente. La leggerezza degli anni '30-'40, di Fred Astaire e Ziegfield, la maturità di Gene Kelly e Vincente Minnelli, lasciano il passo alla stanchezza e alla sensazione di chiuso degli anni '60-'70. Il musical così come lo conoscevamo va…
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Commenti (1) vedi tutti
Non sarebbe male se non ci fossero quelle orribili cantate non doppiate.
commento di gruvieraz