Regia di Christian Petzold vedi scheda film
Tralascio, per manifesta incapacità, pigrizia ed incompetenza enciclopedica, ogni considerazione riguardo al mito delle “Ondine” cui il film farebbe riferimento; mito che pure mi sfiora, mi arriva nonostante i miei limiti, mi accarezza e mi solletica con una certa efficacia. Ma l’elemento “Acqua” al quale io , in quanto del segno della Bilancia, sono estraneo, esterno e straniero (pur condannato a vivere in una città di mare), che vorrebbe sublimarsi nelle fattezze di un Pesce Gatto (bestia buona sì e no per farci il sapone) in questo film viene miscelato meno efficacemente, a mio avviso, con l’elemento “Terra” (una Berlino vivisezionata, plastificata, commercializzata, decostruita e ricostruita ad uso e consumo “delle masse”, senza che sia chiaro il motivo della sua sussistenza nella sceneggiatura), e peggio ancora con l’elemento “Musica” (Aria, appunto), con l’uso insistito, esagerato al limite del fastidioso, a volte malamente interrotto, dell’adagio di Bach per pianoforte tratto dal concerto per pianoforte n. 974, che vorrebbe accompagnare, ed in realtà spesso infastidisce, la visione di tutto il film.
Sostengono bene le ragioni di una sua visione le prove attoriali dei protagonisti, una regia sicuramente sensibile ed attenta (come è sempre stato nei lavori del bravo Petzold), una sana intenzione amorosa che però non riesce a stare nei suoi confini, e deborda in soluzioni sceniche e di sceneggiatura alteranti e devianti, di ambigua (se non impossibile) lettura, e che comunque distaccano colpevolmente lo spettatore dalla tensione emotiva alla quale viene ora introdotto, ora respinto, come in un flusso caotico e distruttivo di marea rispetto al quale, noi aeriformi della Bilancia, non possiamo che ritrovarci confusi e (ma solo leggermente) delusi.
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