Regia di Illum Jacobi vedi scheda film
SHORTS INTERNATIONAL FILM FESTIVAL "L'oscurità contiene il sublime.
L'oscurità e il terrore portano al sublime.
Il sublime è il mio scopo.
È una nuova sensazione, che ho inventato io, se mettiamo da parte la modestia.
È ciò che mi guida.
Dobbiamo andare. Il buio incalza".
Nel 18° secolo, un nobiluomo inglese azzimato ed incipriato come d'uso nella sua viziata casta, caduto da tempo in crisi economica come esistenziale, intraprende un viaggio a piedi dal nord della Francia diretto verso le Alpi, deciso a ritrovare, con l'emozione del viaggio, anche quella ispirazione che ormai latita in lui uomo di scrittura e di pensiero, disgregata e dispersa dagli affanni che i problemi materiali, squisitamente economici che lo affliggono, gli procurano.
"Cerco l'illuminazione! Uno scopo per questi anni terribili", rivela l'uomo durante il suo viaggio.
Si giustifica in tal modo quest'uomo, altezzoso ma sofferente, che si porta con sé la bellissima serva e filosofa di vita di nome Awak, presa in prestito dalle colonie grazie al fratello uomo d'affari.
Una donna esile ma forte, che lo segue indomita senza voler necessariamente pretendere di capire gli intenti del suo strano capo, ma non perdendo occasione per dimostrarsi ben più padrona della situazione di quanto il suo ceto e la sua condizione potessero suggerire.
Awak lo lascerà solo verso la fine, quando si renderà conto che la sfida contro l'ignoto si è ormai trasformata in una competizione agonistica individuale contro un avversario così superiore che riesce a portare la competizione fino ad un punto di non ritorno ove si percepisce almeno un senso del limite che tende alla perfezione, comunque umanamente irraggiungibile. Opera prima interessante e suggestiva per la grandiosità di una natura montana superiore per potenza e presenza scenica, in capo al regista danese Illum Jabobi, "The trouble with nature" si presenta come una sorta di bizzarro, curioso road movie settecentesco, viaggio verso nuove frontiere materiali e mentali che non rinuncia a formalismi d'epoca come parrucchini e belletti, trucchi e scarpette col tacco, e ci conduce verso un percorso progressivo dalla campagna verso le vette sempre più affascinanti ed ostili, probabilmente senza ritorno, diretto verso una illuminazione che parte da una fuga, codarda e silenziosa, per tramutarsi in un cammino iniziatico con sfumature epiche indirizzato verso nuove, preziose consapevolezze esistenziali, ed esperienze fino a poco prima nemmeno immaginate.
Ben diretto ed interpretato, il film pare strizzare l'occhio ai vezzi arguti del cinema in costume, raffinato e malizioso, di Greenaway, per i seguire poi un proprio indirizzo verso il sogno di verità di un uomo viziato, capriccioso ed inconcludente, diretto verso il suo percorso espiativo che lo porterà verso nuove e più valide consapevolezze esistenziali.
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