Regia di William A. Seiter vedi scheda film
Il limite spaziale (l'azione è concentrata pressoché interamente in una stanza) non intimorisce i tre fratelli Marx, che si producono nella consueta serie di gag e pantomime irresistibili nel segno dell'ormai più che rodata esperienza teatrale; nonostante ciò, però, scompaiono dal copione le classiche scene musicali con protagonisti Chico al piano e Harpo all'arpa. Il ruolo di belloccio, essendosi Zeppo ritirato dal cinema, passa a un altro attore (Frank Albertson, che se la cava bene) , ma la vera assenza pesante è quella di Margaret Dumont, ben funzionante come spalla di Groucho e sua mira amoroso-economica in quasi tutte le precedenti pellicole dei Marx. Ci sono a ogni modo le ordinarie scenette bislacche dei fratelli, con in testa un impareggiabile duello fra Harpo e un tacchino gigante all'interno della camera d'albergo: non scontato, come lo è la maggior parte delle gag dei fratelli Marx. Non è fra i loro migliori prodotti, senza ombra di dubbio, e anche la durata limitata a un'ora e un quarto lascia intendere un certo calo di idee, ma non si tratta nemmeno di un lavoro buttato via, anzi. 6,5/10.
Rintanati in una stanza d'albergo, tre sfaccendati senza un centesimo in tasca cercano di farsi finanziare uno spettacolo teatrale con blande promesse e palesi raggiri. Arriveranno anche a fingere la morte di un attore pur di ottenere ciò che vogliono, e ci riusciranno.
(Re-visione 18/10/21)
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