Regia di Jean Renoir vedi scheda film
Un ufficiale di marina traumatizzato dalle esperienze belliche si innamora della moglie di un pittore cieco e per lei lascia la fidanzata alla vigilia del matrimonio. Difficile valutare un film così palesemente monco per i tagli voluti dalla produzione (ne resta poco più di un’ora) e d’altra parte così affascinante proprio per la sua evasività. I personaggi sono appena abbozzati, i passaggi bruschi, i voltafaccia repentini, l’ambientazione indefinita (non si capisce bene dove siamo: presumibilmente da qualche parte nella costa del nord-est, visto che un paio di volte viene nominata New York). Per dire: nonostante il protagonista sia un reduce di guerra, non c’è nessun approfondimento sulla sua condizione (siamo lontanissimi da titoli coevi quali I migliori anni della nostra vita o Anime ferite), che si limita a venire raffigurata in una suggestiva scena onirica all’inizio. Tuttavia queste debolezze si rovesciano in punti di forza, dando un alone di mistero a una banale storia di corna: i tre personaggi formano un groviglio dove tutti fanno del male a sé e agli altri, i loro moventi non sono ben chiari e non si sa per chi parteggiare. Fino a un finale che, in fretta e furia come se il set fosse invaso dalle fiamme, rimette tutto a posto.
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