TAORMINA FILMFEST 66- CONCORSO LUNGOMETRAGGI
Invidie e rancori tra colleghi e classi sociali differenti.
Al Dipartimento opere pubbliche giunge una nuova, giovane e apparentemente democratica nuova direttrice, aperta verso i suoi sottoposti, che ascolta e a cui si concede per conoscere loro valutazioni riguardo alle svariate problematiche che incombono sulla sua poltrona.
Tra i dipendenti figura la mite Lila, donna delle pulizie da oltre trent'anni, che, quasi più per piacere personale che per un tornaconto, gestisce pure una sorta di mensa non ufficiale, curandosi di distribuire pasti ai molti dei suoi colleghi che non tornano a casa per la pausa del pranzo. In questa sua attività sottobanco è aiutata dall'amica Marcela, ma da tempo le due donne sognano di licenziarsi per aprire un locale tutto loro ove accogliere colleghi e altra clientela.
Quando alla figlia di Marcela, di cui Lila è madrina, non viene rinnovato il contratto di impiego nella medesima struttura, la madre accusa l'amica di non essersi impegnata a convincere la direttrice a rinnovare tale contratto. Per ripicca l'amica rema contro la donna quando costei invece si prodiga a convincere la medesima direttrice a concederle un locale al piano terreno, adibito da tempo a sgabuzzino: li Lila intende impiantarvi la nuova mensa, e per fare questo si indebita con alcuni strozzini.
La direttrice le prometterà di aiutarla, ma poi, pure lei sovrastata dalla burocrazia imperante, si vedrà costretta a organizzare un bando id gara per l'assegnazione del servizio di ristorazione. Circostanza che si risolverà in una clamorosa batosta per la povera Lila.
Con The lunchroom, il bravo regista argentino Ezequiel Radusky ci parla di invidie e dissapori, di istinti di sopraffazione incontrollati che spingono i diversi soggetti in qualche modo coinvolti nella vicenda, ad agire unicamente per la salvaguardia della propria situazione, mettendo a repentaglio ogni altro disegno di vita che si scontri con l'interesse che regola ogni singola esistenza che convoglia all'interno di quel tentacolare alveare ministeriale popolato di velenose vespe, solo a stento controllabili.
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