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Occhi blu

Regia di Michela Cescon vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Occhi blu

di axe
4 stelle

Un misterioso malvivente realizza a Roma una rapina dietro l'altra, dileguandosi rapidamente a bordo di potenti scooter e reso non riconoscibile dall'abbigliamento da motociclista, che lascia visibile sono un paio di occhi azzurri. Il commissario Murena non riesce a fermarlo; chiede l'aiuto di un ex-collega francese, il quale, in cambio, chiede aiuto per rintracciare l'ignoto motociclista che, molti anni prima, sul litorale cittadino, gli ha investito ed ucciso la figlia tredicenne. Che le due vicende siano collegate ? Michela Cescon, attrice di origine veneta, dirige un teso poliziesco intendendo ispirarsi ai canoni del polar francese. La regista non manca, infatti, di proporre gli elementi tipici del genere. Nessuno, tra i personaggi, è positivo. Se è lecito aspettarci ciò dai "cattivi" - Valeria, un'insospettabile impiegata di mezza età, molto riservata e remissiva sul luogo di lavoro e Marco, un meccanico moto in grado di rubare e modificare gli scooter utilizzti per le rapinem - meno lo è per i due "buoni". Il commissario Murena è un nevrotico, dalla vita privata estremamente complicata; egli collabora con un parigino, poliziotto non più in servizio, desideroso di portare a termine una vendetta. La morte della figlia ha messo fine anche alla sua vita coniugale e professionale; il francese aiuta Murena, ricevendo in cambio informazioni utili. I due ottengono il loro risultato. Murena gode della sconfitta, ma non certa morte, di Valeria; il francese elimina Marco, dopo aver scoperto che era stato il giovane, anni prima, ad uccidergli la figlia. Il commissario (Ivano De Matteo) può dunque tornare alla sua scialba quotidianità di inefficienza, di guai familiari, di piccoli conforti connessi al potersi esibire in club notturni; il francese (Jean-Hugues Anglade) trova un'effimera pace nel consegnare alla ex-moglie, residente in città, il cadavere dell'assassino della figlia; nel seppellirlo nel giardino di casa; nell'andarsene, infine, più solo di prima e senza più una ragione di vita. Valeria è interpretata da Valeria Golino; le sue motivazioni non sono approfondite. Da quanto ci è mostrato ella agisce non per reale necessità economica, bensì per sentirsi viva - anelando ad una libertà che probabilmente raggiunge - al di fuori dell'orario di lavoro, prestato in un ambiente sgradevole, impersonale, competitivo. Marco (Matteo Olivetti) è un complice poco affidabile; spinto dalla giovane fidanzata, la quale gli rimprovera l'eccessiva remissività verso Valeria, tenta un improbabile tradimento, ma non ha fortuna. Quinto protagonista del film è ... la città di Roma; molte scene ne inquadrano punti di passaggio che tutti i cittadini della capitale conoscono, Porta Maggiore, il litorale a sud di Ostia, Piazzale Ostiense, gli snodi della "sopraelevata". Le inquadrature, del giorno e della notte, ne evidenziano l'indifferenza; al caos s'alterna la quiete, nella quale si muovono anime dolenti ed insoddisfatte. Vario il repertorio di inquadrature ed espedienti utilizzati; curioso, però, che gli eventi più cruenti non siano mostrati, bensì lasciati immaginare. Ritengo il tentativo della regista non del tutto riuscito; gli elementi del noir sono presenti, ma la loro combinazione non è delle migliori. Abbonda il manierismo; la sceneggiatura presenta gravi carenze, con molti dettagli non approfonditi (il passato, in particolare, di Valeria) ed elementi non plausibili (i consigli che dà il francese per la soluzione del caso sono alla portata di tutti, è incredibile che un commissario di polizia non sia stato in grado, per quanto emotivamente provato, di arrivarci da sè). Poi, motocicli facili da rubare come biciclette, che girano indisturbati senza targa; casualità improbabili, scelte discutibili, come nascondere il denaro rubato all'interno di una riconoscibilissima auto d'epoca. Tutto ciò mina la credibilità - e la godibilità - dell'opera. Probabilmente, se la regista avesse lavorato con maggior libertà rispetto i canoni di un genere ormai relegato, in virtù di diversi contesti storici, territoriali, sociali, al passato, avrebbe ottenuto un miglior risultato. Ho gradito la scelta delle ambientazioni e trovato interessanti le caratterizzazioni dei personaggi di Murena e del francese; per il resto ... andrà meglio la prossima volta !

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