Regia di Laurent Cantet vedi scheda film
Figlio di una donna immigrata in Francia, Karim D. (Rabah Nait Oufella, pessimo) scopre il successo letterario grazie a un romanzo autobiografico. Stampa e televisione, persino il cinema, lo vogliono e lo corteggiano. Ma l'ebbrezza dura poco poiché dai social emerge il lato oscuro del personaggio: quello che - sotto lo pseudonimo di Arthur Rambo - scrive messaggi misogini, antisemiti, oscurantisti; attacca i gay, incita alla jih?d. Come se non bastasse, il fratello minore lo addita come un traditore della causa degli immigrati, ormai imborghesito.
Dispiace che un regista impegnato come Laurent Cantet debba proporre al pubblico un'accozzaglia di banalità e di luoghi comuni di questa risma, con un lungometraggio che ha un'unica idea lillipuziana dilatata fino a un'ora e venti. Un film a teorema sul potere dei social e l'ubriacatura da successo che è una vera macchia nella filmografia del regista di opere come La classe, Foxfire, Risorse umane e A tempo pieno.
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