Regia di Antoine Barraud vedi scheda film
Judith (Virginie Efira, formidabile nella girandola di espressioni visive che squaderna per tutto il film) è la moglie di un celebre direttore d'orchestra (Salomone) che le ha dato due figli e un'esistenza principesca in terra di Francia. Lei, che di professione fa l'interprete, con la scusa dei suoi frequenti viaggi all'estero si trasforma in Margot (o Madeline nel finale, con esplicito richiamo al binomio onomastico che fu di Kim Novak nell'hitchcockiano Vertigo) quando, in Svizzera, divide un modesto appartamento con il prestante Abdel (Gutiérrez) e la piccola Ninon. Ma, a mano a mano che la sua vita va faticosamente avanti in mezzo a un mare di bugie, la verità viene a galla.
Antoine Barraud (autore anche della sceneggiatura con Héléna Klotz) mette in scena lo scompiglio interiore di una donna che non riesce a rinunciare alla bigamia. Dietro le sue scelte ci sono ragioni tanto nascoste (che in più di un momento rischiano di far smarrire lo spettatore nell'intricato plot narrativo) quanto audaci, che sarebbe davvero riduttivo rubricare come semplice follia. Sicché questo thriller esistenziale - giocando costantemente sul tema del doppio - vira costantemente su intrecci sempre più aggrovigliati e colpi di scena che vengono dipanati grazie a una sceneggiatura mirabile.
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Mi ci ritrovo nel tuo scritto di un film che ho visto
Grazie, Claudio. Un saluto.
Grazie a te di aver letto il mio commento
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