Regia di Laurent Tirard vedi scheda film
Un bel film francese dei tempi odierni: semplice, chiaro, ma anche profondo, coinvolgente, capace di far sentire intelligentemente coinvolta la psiche di chiunque. Senza ostentazioni e intellettualismi, mostra tutta la immensa sensibilità (intesa come capacità di farci condizionare inevitabilmente) che abbiamo per le questioni affettive.
Splendido l’uso del flash back, e della continua oscillazione tra il presente e, da una parte, il passato, e, dall’altra, il futuro.
Ma ciò si apprezza soprattutto in questa funzione: il mondo interiore del personaggio, la sua mente, che proietta di continuo le proprie aspettative sul mondo. Per cui ogni minuto, anche ogni secondo, possono partire (e qui partono, infatti) dal cervello delle veloci rappresentazioni di quello che in realtà potrebbe accadere, se solo si attuassero quelle potenzialità che la mente ha evocato, rese possibili, in conseguenza dei propri bisogni emotivi: bisogni che si impongono quasi immediatamente, e che rispondono alla nostra esigenza, anche inconscia, della massima felicità possibile, per quanto da noi anche implicitamente avversabile.
Perciò una cena in famiglia, da cui sono desunti non più di 20 minuti effettivi, lascia germogliare, nella testa del protagonista, oltre un’ora di possibili percorsi alternativi, stagliati sul futuro: tutta la sua vita per lui sembra decidersi lì, pur nell’indifferenza degli altri, che poi lì per giunta sono i suoi cari. La loro mancata comprensione crea dolore, ma nulla toglie all’importanza, privatamente percepita, di tali dati della propria esperienza, che prima o poi arrivano a imporre scelte decisive, costringendo a uscire dall’ignavia, dal conformismo e dal grigiore.
Senza sbavature, tratto evidentemente da un bel libro, sobrio, il film ha per protagonista un individuo comune, perfino mediocre, in cui però chiunque può riconoscersi, per le vicissitudini sentimentali, familiari, affettive in senso lato. Vicissitudini che qui c’è il merito di mostrare come apparentemente non deflagranti, ma che in realtà hanno un peso specifico straordinario per chiunque: tanto da determinare un’intera esistenza.
Divertente, per fortuna non politically correct, rapido, sornione, il film di Tirard merita consensi più sonori di quanto, di primo acchito, lascerebbe intendere.
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