Regia di Olaf Ittenbach vedi scheda film
Seconda regia di Olaf Ittenbach, cineasta tedesco rimasto pressoché inedito in Italia. Film antologico visivamente potente, dai contenuti estremi e con risvolti polemici legati al contesto sociale del periodo (anni '90). Finalmente dopo quasi trent'anni arriva in Italia, direttamente in home video, grazie ad Alex Visani e alla serie Spasmo Video.
Peter (Olaf Ittenbach) è un tossicodipendente, negato negli studi e allergico al lavoro. Una sera, dopo l'ennesima lite con i genitori, gli viene data l'incombenza di badare alla sorellina mentre loro sono fuori casa. Dopo averla messa a letto, invece di una favola della buonanotte, gli racconta due storie dell'orrore.
Julia's love (***1/2)
Parker, da piccolo, ha assistito al massacro dei genitori compiuto dal nonno. È diventato un serial killer, in seguito catturato e rinchiuso in una clinica psichiatrica, non prima di avere ucciso 21 persone. Dopo aver massacrato due medici e ferito alcuni infermieri, Parker riesce ad evadere. Incontra Julia, una ragazza con la quale fissa un appuntamento. Dopo una romantica cena, mentre è in macchina, da un annuncio radio la ragazza capisce di essere finita in compagnia di un sanguinario assassino. Mentre Parker esce dall'auto per comprare le sigarette, Julia scappa, dimenticando il portafoglio con i documenti. L'assassino si dirige quindi verso casa di Julia...
Purity (****)
1957. Padre Ralf ha una concenzione distorta della religione. Predica bene, ma violenta e uccide una ragazza, quindi massacra una coppia per poi officiare una messa satanica. La lunga catena di delitti compiuti dal dissacrante prete si protrae da tempo. Nel paese nessuno sospetta di lui, mentre la popolazione prende di mira Justus, un fattore locale. Padre Ralf si suicida, e il gesto viene percepito dal popolo come l'ennesimo delitto di Justus. Al punto che viene pagato un killer per uccidere l'innocente contadino. All'Inferno i due colpevoli sconteranno cara la loro colpa.
Nel panorama underground tedesco, Olaf Ittenbach esordisce con Black past (1989), storia di uno specchio maledetto, rinvenuto in una soffitta, attraverso il quale il protagonista ha visioni spaventose. Si tratta di un prodotto modesto, girato direttamente per il video, ma ricco di macabro fascino. Non mancano le idee e, per l'appassionato di cinema splatter, riserva molte sorprese. Il visionario regista prosegue, interpretando anche il ruolo del tossico Peter, su quella linea con The burning moon, film antologico diviso in tre episodi (considerando anche la lunga cornice), tecnicamente pregevole e ricco di effetti sanguinari. Il titolo si riferisce ad un momento preciso del film: poco prima di mettere a letto la sorella, Peter si inietta una dose di eroina poi si affaccia sul balcone e guarda la luna, che improvvisamente -ai suoi occhi allucinati- diventa un globo di fuoco.
Per il resto il film presenta una quantità inusuale di effetti gore, arrivando a proporre quindici minuti finali che mettono a dura prova i nervi dello spettatore. E non si può non segnalare una sequenza che sembra subire l'influsso dell'Argento più cinico di metà anni '80: Parker ha ucciso i familiari di Julia, si avvicina alla ragazza con un occhio in mano mentre il punto macchina è dentro alla bocca di Julia; segue il lungo defluire del bulbo oculare lungo la gola della ragazza. In genere però, il contesto di estrema violenza è irrealistico e sembra dovere qualcosa alle pellicole di José Mojica Marins: all'Inferno i due assassini sono costretti a subire torture insopportabili, sino alla morte per poi rivivere ancora, e provare di nuovo un altro strazio della carne. E via così in eterno. Sorprendente per quanto pur girato in massima economia, finalmente vede la luce in Italia grazie alla Spasmo Video, una nuova collana di dvd dedicata a lavori estremi, curata da Alex Visani che pure introduce il film. Di Ittenbach da noi si era visto solo Chain reaction, arrivato in home video come House of blood. Un vero peccato perchè, assieme a Jörg Buttgereit, Ittenbach si distingue sulla scena del panorama cinematografico tedesco per la qualità dei suoi lavori. Di lui, brevemente, si era fatto menzione in occasione della recensione K3: Prison of hell, pellicola diretta da Andreas Bethmann, giovane e folle (in senso buono) regista a suo modo erede della filosofia macabra di Ittenbach.
"Si può raccontare tutta la storia dell’uomo senza ricorrere al paradiso. Ma non si può raccontare la storia dell’uomo senza ricorrere all’inferno." (Fabrizio Caramagna)
F.P. 24/01/2020 - Versione visionata in lingua tedesca (durata: 98'30")
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