Regia di Nia DaCosta vedi scheda film
indagare il proprio passato in cerca d'ispirazione, può portare ad una cosa ben peggiore della fama per una mostra; può portare ad una terrificante consapevolezza di sè.
il passato torna nella vita di un brillante pittore alla ricerca di ispirazione per i suoi quadri.
dopo un racconto serale del fratello della sua fidanzata, riguardo alla leggenda di candyman, anthony si reca sulle rovine del cabrini green.
un esperimento sociale della città di chicago, che però in breve, si svela per un fallimento totale.
quello che nell'idea del progetto, doveva essere un esperimento di integrazione, diviene invece una prigione ghetto, di delinquenza, dove pare esercita anche un serial killer che uccide bambini.
anthony visita le rovine, casa per senza tetto e rifugio per delinquenti, e viene come posseduto da una profonda e violenta vena creativa.
viene anche occasionalmente punto da un'ape.
anthony e la sua fidanzata brianna vivono in un bell'appartamento nella parte nuova di quello che era il cabrini green.
lei è un'aspitante gallerista e cerca anche uno spazio per anthony da un gallerista bianco di chicago, ma è seguita anche da gallersiti di new york.
insomma è una promessa, e anthony è in un momento di ristagno dove i suoi quadri parlano delle cose che lo hanno lanciato, ma sempre allo stesso modo, e il gallerista amico di brianna, gli chiede cose nuove; di smarcarsi dal proprio contesto nero!
la puntura intanto sembra infettarsi in un modo molto strano, e si è rimesso a dipingere in maniera frenetica, quadri che affondano in qualcosa che sembra essergli entrato dentro.
s'informa anche dal proprietario della lavanderia, che è un profondo conoscitore di quello che era il cabrini green, e degli accadimenti che riguardano la bianca helen lyle, che si è sempre creduto avesse rapito un bambino in un atto di follia e delle leggende di candyman.
si sente che c'è la mano di jordan peele nella sceneggiatura, perchè il film è intrinsecamente politico e sociale e profondamente antropologico.
il peso dell'uomo nero all'interno della società americana, anche quando vive in zone benestanti, frequenta posti e locali che contano e frequenta le persone "giuste".
quando il fidanzato bianco del fratello di brianna vive uno(dei tanti?) momento d'imbarazzo per una battuta che viene deliberatamente ignorata; quando il gallerista bianco dice allo scrittore benestante nero, cosa significa essere nero e soprattutto cosa dovrebbe dipingere per rinnovarsi, senza trdire le proprie origini; oppure anche quando brianna è a colloquio coi gallersiti new-yorchesi.
il ruolo del nero nella società bene, sarà sempre quello del nero.
e quindi smarcarsi dalle rovine del cabrini green, sui cui resti vivono, è come per anthony far vedere i suoi nuovi quadri alla fidanzata, e vedere la paura nei suoi occhi.
perchè poi mai niente è quello che si credeva che fosse; la bianca helen lyle che "forse ha rapito un bambino nero e lo voleva gettare in un falò" e le leggende non fanno paura e le si canzona in un giochetto erotico nella galleria chiusa, dopo che la critica bianca liquida il lavoro di anthony per la serata, con i propri preconcetti sulle culture altre.
candyman è un grande horror, su un nero che si guarda allo specchio e vede ciò che è stato per il suo popolo.
si/lo vede allo specchio prima di un omicidio e lo vede/sente sul proprio corpo in trasformazione da quando un'ape lo punse mentre girovagava per i resti del suo passato.
c'e una scena che ritengo un capolavoro e rappresentativa di tutto il film e di ciò che regista e sceneggiatori volevano comunicare; quando anthony, uscito da casa della critica, vede nello specchio il riflesso di sè come se stesso, come candyman e anche candyman.
anthony si nasconde gli occhi e poi come in un film dell'orrore piano piano scosta le braccia e guarda e si riconosce.
ORA SONO SCIAGURA, ora sono morte.
il corpo dilaniato del pittore che nell'ottocento s'innamorò di una bianca e da lei ebbe un figlio e per questo fu punito dalla folla inferocita, s'incarna e prosegue la sua scia di morte, solo se chiamato per ben 5 volte di fronte ad uno specchio.
possessione e maledizione che non potrà mai avere una fine.
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