Regia di David Lynch vedi scheda film
Ebbene, da pochissimo è approdato su Netflix un oggetto stranissimo, sì, un cortometraggio di diciassette minuti diretto, scritto, interpretato e montato dal regista vivente più visionario e, vivaddio, strampalato del pianeta Terra o forse figlio del suo stesso irresistibile Inland Empire, ovvero monsieur David Lynch.
Il quale, dopo essersi esibito con estrema nonchalance e con mellifluo, carismatico aplomb derivatogli per via della sua aura cineastica assai magnetica, nei panni dell’ambiguo Gordon Cole nel suo superbo, irraggiungibile Twin Peaks: il ritorno, in quest’ennesimo, seppur brevissimo, suo affascinante, esoterico e criptico short movie, è semplicemente un detective senza nome che, all’interno di un’angusta, tenebrosa stazione ferroviaria, interroga una scimmia. La quale, come se nulla fosse, si presta alle sue arroganti e indisponenti domande, replicandogli con altrettanta disinibita sicumera brillante.
Dunque, prima di confessare la verità o forse no, non vogliamo rivelare spoiler, tale scimmia, come un comunissimo uomo, potremmo dire persino paragonabile a Sailor/Nicolas Cage di Cuore selvaggio, tra le penombre d’una tetra fotografia in bianco e nero suadente, si strugge improvvisamente, intonando a squarciagola una meravigliosa canzone d’amore cristallino e commovente.
Quindi, giunge sul posto, anzi sbuca da un angolo, una gallina.
E il mistero, come si suol dire, s’infittisce paurosamente o forse soltanto compaiono i titoli di coda, lasciandoci, con forte suspense, sul più bello
Questo è David Lynch, prendere o lasciare, signore e signori.
E, in effetti, What Did Jack Do?, chissà... forse un giorno potrebbe continuare, ripartire in medias res o proseguire in un vero e proprio lungometraggio parimenti assurdo o ancora più folle.
La mente di Lynch è imprevedibile e imperscrutabile, onirica e imprendibile.
di Stefano Falotico
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