La recensione su Time to Hunt

di ilcausticocinefilo

5 stelle

Infine distribuito sulla piattaforma di streaming una volta risolta la questione dei diritti, Time to Hunt è il classico (sin troppo classico) esempio di film che prometteva bene e finisce per dire male (per lo spettatore).

Ovvero, finisce per rivelarsi un modestissimo esercizio di stile, molto convincente dal punto di vista visivo (belle, tenebrose e opprimenti nella più pura tradizione à la Blade Runner le scenografie; interessante, in genere cupa ma pure cangiante, la fotografia), ma molto, molto deludente dal punto di vista narrativo.

Un film che si risolve in davvero poca cosa e che dunque si dimostra privo di ogni senso della misura nella sua spropositata durata, totalmente ingiustificata alla luce dell'esilità della sceneggiatura. Che, al tirar delle somme, si limita a costruire un banale caper action movie d'inseguimento che continua imperterrito a "saltellare" di qua e di là tra una location e l'altra al fine di far fruttare, si può supporre, un budget probabilmente più sostanzioso della media, facendo bella mostra dei risultati che ha permesso di conseguire.

E, difatti, dette location sono anche piuttosto suggestive, per quanto non esattamente innovative (vedasi l'ospedale deserto calato nell'oscurità della notte; gli immensi palazzoni abbandonati circondati da vegetazione rampante...): il problema è che è il film a non esserlo. O, almeno, all'inizio lo è, ma più trascorrono i minuti e più l'interesse dello spettatore va scemando. Con la sequenza del colpo il ritmo un po' pare riprendersi (nonostante tale sequenza lasci comunque qualche dubbio circa la plausibilità del tutto [ad es., perché sono stazionati così distanti gli uomini della banda di "riserva"?]), ma in seguito la monotonia prevale, causa la continua reiterazione dello schema "fuga-arrivo del cattivone-nuova fuga rocambolesca", e solo nel finale (e, per un attimo, anche nella parentesi ospedaliera...) tra i palazzoni immersi nella luce del crepuscolo viene a recuperarsi un po' di autentica suspense.

Tuttavia i protagonisti sembrano condannati a compiere sempre la scelta sbagliata (MINI SPOILER: e decidono di non abbandonare il telefono [o se proprio proprio di metterlo silenzioso]; di lasciare indietro uno dei loro "per non destare sospetti" quando avrebbero potuto semplicemente darsi alla macchia, con tanto di famigliole appresso; di buttarsi alla cieca allo scoperto ecc. FINE MINI-SPOILER), il "cattivo' è ovviamente immortale e semi-invulnerabile, e in definitiva il film sbraca irrimediabilmente nel ridicolo finale stile MINI-SPOILER "ecco il duro che va a prendersi la giusta rivincita". FINE MINI-SPOILER

Time to Hunt, insomma, date le premesse, le belle scenografie e i bravi attori coinvolti, poteva dare molto di più, mentre invece si accontenta di regalare al pubblico un banale film d'intrattenimento con qualche pretestuosa spruzzata di sedicente "critica sociale" buttata nel mucchio in quei due-tre minuti in cui si rendono partecipi gli spettatori delle proteste che percorrono questa società malata e futuribile, chiusa nella morsa (si può evincere) dell'ortodossia economica neoliberista più sfrenata e dunque per diretta conseguenza calata in una profondissima crisi.

Peccato che tutto ciò rimanga sullo sfondo e in definitiva appaia inserito senza una particolare ragione, forse con l'unica speranza di far soprassedere circa la banalità della trama. Beh, obiettivo mancato.

Perché siamo qui in presenza di un film deludente, infantile e tirato per le lunghe, che tra le altre cose lascia pure le porte spalancate ad un eventuale sequel (tanto per cambiare...).