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Semina il vento

Regia di Danilo Caputo vedi scheda film

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La recensione su Semina il vento

di Baliverna
7 stelle

Se abbattono i propri ulivi danno loro dei soldi....

È un'opera discreta, girata benino, recitata bene, parlata poco, che anche il merito di gettare un fascio di luce sulla piaga degli ulivi abbattuti in Puglia, faccenda che non mi ha mai convinto sin da quando ne ho sentito parlar per la prima volta. E che so partire da Bruxelles.

La ragazza protagonista ha il terribile sospetto che qualcosa non quadri nel processo di abbattimento di secolari ulivi nella nativa Puglia. Possibile che non ci sia niente da fare contro questo misterioso parassita? Eppure i suoi studi di agronomia, che non sono altro che i rudimenti di qualsiasi agricoltore, dicono che la soluzione ci deve essere, senza scomodare i pesticidi. E infatti c'è. Ma attorno all'abbattimento ruota un meccanismo di soldi e di interessi, coagulati da un progetto intenzionale originato altrove. Gli “indennizzi” sono in realtà incentivi all'abbattimento. Quindi, un po' per interesse e un po' per cinismo, i coltivatori preferiscono intascare subito qualche soldo (e poi basta) piuttosto che cercare la soluzione al problema e investire per il futuro.

La famiglia della ragazza assomiglia più ad un gruppo di persone che vive sotto lo stesso tetto. Il padre è vacuo e sfuggente, è capace di piccoli gesti di bontà, ma anche di una crudeltà insospettabile. La madre, dal canto suo, è maldestra nei rapporti personali, soffre di emicrania ed è piena di conflitti interiori. Entrambi si comportano con la protagonista non come dei genitori, ma come degli amici; non si sentono suo padre e sua madre, e lei non si sente la loro figlia.

La ragazza, per quanto un po' volubile e capricciosa, è anche simpatica, ed ha una grande virtù: non accetta il disfattismo, e vuole salvare i prodotti e le tradizioni della sua terra. Tra tutti è la più sensata.

E poi ce la nonna, che perpetra superstizioni durissime a morire...

È un film degno di essere visto, e tutto sommati di impegno civile. È giusto infatti, levare il velo di ipocrisia che copre l'abbattimento degli ulivi pugliesi, e questo nonostante l'amarezza che lascia dopo la visione. Io sono appassionato di alberi fin da bambino, ma è un'opera che può piacere a tutti, e ci fa riflettere su politiche agricole molto discutibili, tra cui il trascurare i predatori naturali dei parassiti e preferire i pesticidi.

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