Regia di Janusz Majewski vedi scheda film
Coinvolgente cortometraggio sulle pulsioni erotiche, e intrattenibili, che coinvolgono ragazze adolescenti, nel momento del pieno sviluppo fisico. A loro, l'educazione sessuale può insegnarla forse solo il diavolo, non a caso ex angelo caduto.
Sul finire del XIX° Secolo, la giovane e graziosa lattaia Gosja (Renata Dancewicz), vive in mezzo alla natura tra prati fioriti e mucche da governare. Un caldo giorno d'estate decide di fare un bagno, completamente nuda, nel fiume. Non immagina di essere stata osservata (e immortalata in un dipinto) segretamente da un uomo misterioso, vestito di nero, che il giorno seguente le si presenta davanti mostrandole il ritratto.
"Non c'è niente di più bello del corpo umano": parola del seducente personaggio (di nero vestito), che insegna il linguaggio universale dell'amore ad una illibata bellezza sul punto di esplodere sessualmente. Un linguaggio che parte, appunto, dal corpo e che non si esprime a parole, ma con gesti, carezze, baci e abbracci. La bella Gosja è nata per essere amata, al di là dei pregiudizi di una madre cattolica, severa e di una cultura bigotta (qui quella polacca, ma poco cambia se ci si sposta in altra nazione) che vuole la donna mantenersi conservata, illibata per il futuro marito/padrone. Ma il diavolo, si sa, non è così brutto come lo si dipinge. E in questo specifico e stupendo cortometraggio, lo vediamo imprimere sulla tela la fuggevole bellezza di un'adolescente inquieta, turbata, stimolata da pensieri e desideri che la retriva mentalità perbenista, a qualunque latitudine s'imponga, traccia ingiustamente come innaturali. Al contrario: non c'è niente di più bello che trarre piacere dal proprio corpo, quando nel pieno della sua aggraziata sensualità. La cinematografia polacca, ovviamente preclusa in un paese filoamericano qual è il nostro, riserva gemme sconosciute. Realizzata per la serie televisiva Erotic Tales (seconda stagione, episodio n. 3), è opera di Janusz Majewski, regista noto in patria per la direzione di serial e lungometraggi mai approdati sui nostri schermi. Devilish education rappresenta un saggio di bravura per come riesce a coniugare le immagini (stupende le riprese del perfetto e gradevole fisico della bellissima Renata Dancewicz, riflesso nelle acque del fiume mentre reclama attenzione) a un testo significativo, espresso con precisione da dialoghi sensati e profondi.
Che sia davvero il diavolo ad educare un fiore così delicato, resta in dubbio quando nello splendido finale Gosja, che si è scoperta essere ancora vergine nonostante i quotidiani accoppiamenti con il pittore, se lo ritrova nottetempo in casa, al buio, in prossimità del letto. "Voglio che mi insegni ancora qualcosa", implora con timbro di voce tremolante la giovane, eccitata e pronta a scoprire altri piaceri che solo il sesso può dare. "Lo so, dopotutto si tratta di te e di me", replica il misterioso personaggio, prima di sparire lentamente, dissipandosi come un'ombra, nel buio della stanza. Forse non è mai esistito, forse è solo un'esternazione dei desideri repressi di Gosja, o forse è davvero quell'angelo caduto in disgrazia che, non troppo eccezionalmente, invece di fare del male si fa portatore di verità troppo spesso e ingiustamente negate.
"L’amore sensuale riesce a farci dimenticare quello celeste. Da solo non potrebbe farlo, ma poiché ha inconsciamente in sé l’elemento dell’amor celeste, ci riesce." (Franz Kafka)
F.P. 20/01/2020 - Versione visionata in lingua polacca (durata: 28'58")
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta