Regia di Kim Yong-Hoon vedi scheda film
L'opera prima del sudcoreano Kim Yong-hoon è una tragicommedia che intreccia sapientemente le linee narrative e temporali di più personaggi, con il minimo comune denominatore costituito da una grande quantità di soldi presente all'interno di una borsa griffata Louis Vuitton.
Questo basterebbe a riassumere in poche righe il concept alla base della pellicola, sceneggiata magistralmente e capace di detonare tutto il proprio ingegno narrativo soprattutto nella seconda metà della pellicola; la prima parte, difatti, pone le basi per comprendere appieno il microcosmo realizzato in questo lungometraggio.
Nido di vipere (2020): scena
I personaggi sono di varie estrazioni e con stili di vita ben diversi, ma ognuno di essi è motivato ad impossessarsi del prezioso bottino. Non mancano quindi anche situazioni assurde, paradossali e capaci di strappare amare risate in uno scenario altrimenti cupo, individualista ed opportunista. Vengono creati dei tipi ad hoc, delle maschere che contribuiscono a dipingere un quadro d'insieme capace di rispecchiare molte sfaccettature della società, senza per questo peccare con stereotipi eccessivi e, anzi, inserendo caratteristi peculiari come Catfish (in italiano Pescegatto).
Nido di vipere (2020): scena
I numerosi intrecci narrativi presenti, come scritto in apertura, sono rafforzati anche dall'intersecarsi di linee temporali diverse, permettendo così alla pellicola di esplorare anche il tempo oltre che lo spazio; inoltre, tale espediente permette di rafforzare anche l'importanza di determinati personaggi che, diversamente, sarebbero spariti di scena troppo presto.
Un buon titolo, con una seconda parte che spicca il volo e porta a compimento tutti i percorsi avviati nella prima frazione più didascalica e, a tratti, non del tutto convincente. Sicuramente un ottimo punto di partenza per Kim Yong-hoon, del quale sono certo risentiremo parlare!
Nido di vipere (2020): locandina
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