Regia di Janis Rafa vedi scheda film
MUBI
Corpi come strumenti per un passaggio da una vita terrena comunque incerta e piena di necessità ed insidie, ad una che non ci è dato conoscerne nemmeno i vaghi dettagli: soprattutto se si appartiene al mondo strettamente animale dal quale l'uomo pretende di distinguersi.
Ai margini di una città industriale grigia e tutt'altro che accogliente od amena, una coppia si occupa di prendersi carico dei cadaveri degli animali che, improvvisamente o meno, finiscono per allontanarsi dall'affetto dei loro padroni.
Pur nella sgradevolezza del loro incedere, i due cercano di ostentare un atteggiamento più professionale che possono, garantendo altresì al padrone affranto che avrebbero proceduto alla cremazione del "caro estinto" entro la giornata, e comunque dedicandosi all'animale con procedura dedicata singolarmente.
Nel tragitto fino all'inceneritore, i due si imbattono in tutta una serie di animali travolti dalla fretta e dalla prepotenza di chi solca le strade senza riguardo per le creature innocenti che possono pararglisi di fronte.
Se ne prenderanno cura, con pietà e rassegnazione, risultando questo gesto un atto che rinsalda l'attrazione ed il sentimento che li accomuna. Ma basterà una distrazione per rendere essi stessi responsabili di un investimento, e questo particolare basterà a rimettere in discussione l'intero legame che, fino a quel momento, li ha tenuti legati l'uno all'altra.
E' tempo d'apocalisse, della resa dei conti, e i corpi putrefatti sulla strada incatramata non comunicano nulla di molto più rassicurante o definitivo, così come il titolo del film evoca, con la medesima sensazione di disagio quasi epidermica, una terribile malattia infettiva che ha decimato i canidi nell'Europa meridionale.
Janis Rafa intende probabilmente farci riflettere sul flebile spazio che separa la vita dalla morte, e di una eventuale connessione che possa stabilirsi tra due dimensioni, così come tra il regno animale e quello della razza umana che per tradizione e velleità da troppo tempo li domina e prevarica.
Ma forse è anche un film che tenta di fare il punto sulla fragilità dei sentimenti di coppia, e di come questa fragilità possa in qualche modo essere attutita dalla presenza, fisica o celata dietro ai ricordi indelebili di un passato ormai trascorso, che l'animale ha saputo generosamente garantire ad una specie verso cui probabilmente ha riposto sin troppa fiducia.
Kala azar è un film cupo e torvo, macabro e certo ostico, ma possiede anche una sua cruda, sin troppo schietta genuinità di fondo che lo rende un'esperimento ardito, stravagante, un po' delirante, ma degno di nota.
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