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Sotto le stelle di Parigi

Regia di Claus Drexel vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Sotto le stelle di Parigi

di laulilla
5 stelle

Claus Drexel, che ha diretto questo film, ha un passato da documentarista: nel 2013 aveva infatti firmato il documentario "Au bord du mond" sugli stessi temi del film: le tragedie delle migrazioni, il mondo dei clochard che vivono sotto i ponti parigini, la solitudine, la solidarietà negata...

 

 

La storia ha due protagonisti: Catherine (Catherine Frot), con un passato da apprezzata scienziata ricercatrice che, per ragioni oscure – il regista dissemina qualche indizio – aveva perso amori, amicizie, status, ed era diventata clochard; Suli (Mahamadou Yaffa, piccolo africano alla ricerca della madre, emigrata con lui dal Burkina Faso, dalla quale era stato separato violentemente.

Nell’inverno gelido di Parigi, aveva trovato anche lui un rifugio da barbone sotto i ponti della Senna, ma non aveva perso la volontà tenace di ritrovare la madre. Com’è ovvio, si era imbattuto in Catherine, che ne aveva ben compreso l’ansia e che aveva deciso, di aiutarlo, nonostante le difficoltà di comunicazione (Suli non conosceva il francese).

Intelligenza e volontà di venirsi incontro non mancavano loro, che erano riusciti a superare molti ostacoli, ma non la diffidenza ottusa e razzista di molti francesi, il muro di ghiaccio che indipendentemente dall’appartenenza di classe, ostinatamente questi frapponevano alla compassione solidale.
L’antica città meravigliosa, che aveva saputo, nei millenni, fra mille contraddizioni, accogliere nuovi arrivati, esuli e perseguitati, in nome di quella tolleranza che aveva trovato espressione nella voce di alcuni grandi scrittori – da Montaigne a Diderot, a Voltaire a Zola – diffidava ora dei più indifesi, dei più disperati, persino di un bambino in cerca della madre …

 

Il film dura 90 minuti, troppi forse per una storia che sembra costruita soprattutto per suscitare la commozione pietosa degli spettatori, ma che regge quasi esclusivamente per i meriti attoriali di Mahamadou Yaffa nonché di Catherine Frot (che qualcuno ricorderà in Marguerite, il bel film (2015) di Xavier Giannoli) - qui imbruttita e invecchiata quanto basta da trucco e parrucco - nonostante l’ attualità tragica del tema dei migranti di ogni colore e di ogni età, che l’Europa preferisce ignorare, o trattare con paternalismo snob e superficiale.
Gli sviluppi della storia – fra avventure, emozioni, paure ridicole, sullo sfondo per lo più convenzionale dei monumenti parigini – è disuguale e ne mette in evidenza la debole sceneggiatura cui insieme a Olivier Brunhes si è dedicato lo stesso regista. 

 

Visto su RaiPlay, con sovrabbondante e fastidioso accompagnamento pubblicitario

 

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