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Sotto le stelle di Parigi

Regia di Claus Drexel vedi scheda film

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La recensione su Sotto le stelle di Parigi

di obyone
5 stelle

 

Catherine Frot, Mahamadou Yaffa

Sotto le stelle di Parigi (2020): Catherine Frot, Mahamadou Yaffa

 

Claus Drexel è un regista tedesco che ha fatto della Francia la propria patria lavorativa. Ivi ha diretto due film di finzione e tre documentari. Appartiene alla seconda categoria il lavoro più noto ai cinefili, “Au bord du monde” che parla dei clochard parigini. Come Silvio Soldini che girò “Il colore nascosto delle cose” dopo aver raccontato il mondo dei non vedenti nel documentario “Per altri occhi”, anche Drexel è tornato sul tema degli homeless con un film di finzione dal titolo “Sotto le stelle di Parigi” che rappresenta il seguito ideale del lavoro presento nella Sezione Acid del Festival di Cannes del 2013. Catherine Frot, attrice parigina di fama mondiale, soprattutto grazie al ruolo in “Marguerite” di Xavier Giannoli, lo vide e ne rimase estasiata. Per questo decise di contattare il regista e propose una collaborazione artistica per portare in teatro le storie dei senza tetto. Ben presto il progetto mutò forma e dal teatro si passò al cinema con Frot a vestire i panni della produttrice e dell’interprete. Il filo conduttore tra i due lavori di Drexel era Christine, barbona che partecipò al documentario del 2013 e che Frot incarna con trasporto e bravura. Per prepararsi ad interpretare il suo personaggio l’attrice si fece accompagnare dal regista nei luoghi già scandagliati dal documentario e conobbe gli homeless (alcuni si vedono nel film) da cui avrebbe carpito le emozioni e le sfaccettature di carattere che avrebbero dato vita alla sua “Christine”.

 

Catherine Frot

Sotto le stelle di Parigi (2020): Catherine Frot


Christine è una donna sola che vive lungo la Senna. Di notte si nasconde in un deposito con il benestare di uno spazzino, mentre vaga per Parigi durante la giornata. Un giorno si trova davanti un bambino del Burkina Faso che ha perso la madre. Inizialmente recalcitrante, Christine aiuta il piccolo a cercare la donna per la quale è stato spiccato un ordine di espulsione dalla Francia.

Il film è senza dubbio lodevole negli intenti ma è evidente che Drexel è un pesce fuor d’acqua nella “fiction”. La regia è estremamente convenzionale nell’alternare scorci da cartolina di Parigi (Montmartre, la Senna, una Notre Dame non ancora divorata dalle fiamme del 2019) e riprese del degrado urbano che risultano sin troppo rimarcate. Drexel si prefigge di scaldare i cuori anziché documentare la vita degli emarginati. Il suo tocco, quello del documentarista, dura il tempo di una nottata quando viene introdotto il personaggio di Christine.  Ma nel momento in cui Suli, il bambino protagonista accanto a Christine, fra breccia nel racconto, Drexel perde completamente la bussola annaspando nei buoni sentimenti e nei clichè contenuti in una sceneggiatura piatta da show televisivo. La donna al volante del caravan (con la sua orrenda scimmia impagliata) non ha alcun senso, mentre i luoghi comuni si susseguono a non finire (il buon aeroportuale, la poliziotta bianca cattiva, la poliziotta scura buona). Alcune sequenze sono imbarazzanti altre sembrano in grado di risollevare il livello medio senza però riuscire ad imprimere la svolta necessaria per fare di “Sous les Étoiles de Paris” un film migliore di ciò che appare. Nell’economia complessiva Catherine Frot imprime slancio all’insieme grazie ad un’interpretazione energica che permette al suo personaggio di scavare dentro di sé e far rifiorire nel suo cuore dolorante quel senso di maternità e quel bisogno di amare ed essere amata rimasto inespresso nella solitudine del rimpianto. Christine rifiorisce quando la vita le da l’occasione di pagare i conti con la colpa rimasta a sigillarle l’animo per anni.

È significativo che a renderla più aperta ai bisogni del bambino sia la perdita di ogni avere tenacemente custodito: il riparo notturno, le borse contenenti le poche cose di sua proprietà, il medaglione prestato in pegno. Christine diventa una donna nuova che si libera del fardello del passato e delle sue scelte come di una vecchia coperta dorata che le cade dalle spalle lungo la scalinata che inquadra, infine, una Parigi vista, finalmente, nella giusta luce e col giusto distacco emotivo.

Da vedere per la presenza di una volitiva prima donna del cinema francese senza aspettarsi, per altro, grandi cose. 

 

Cinema Teatro Santo Spirito - Ferrara

 

Mahamadou Yaffa

Sotto le stelle di Parigi (2020): Mahamadou Yaffa

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