TRIESTE SCIENCE + FICTION FESTIVAL 2020 - Premio Méliès d’argent – Lungometraggi europei.
Elli è un androide progettato dal suo papà umano ad immagine e somiglianza della figlia che egli ha perduto, e che ha portato la sua famiglia a disgregarsi.
La posizione privilegiata dell'uomo, in grado di gestire così singolarmente quella drammatica situazione altrimenti senza ritorno, finisce per superare ben presto il legame padre e figlia, per tramutarsi in qualcosa di decisamente più proibito e morboso.
Al punto da spingere quello stesso automa, di fatto senza vere emozioni, ma programmato per simularle, a fuggire, fino ad identificarsi in qualcun altro che anche stavolta non c'è più, ma i cui cari non accettano in modo così automatico quella disincantata e spudorata sostituzione che il robot intende nuovamente, e stavolta con maggior convinzione, portare avanti.
Alla sua seconda prova nel lungometraggio, la regista Sandra Wollner con questa sua opera enigmatica e spesso sin disturbante, ha creato scompiglio all'ultima Berlinale, ove ha partecipato nella sezione "Encounters", e ci consente un recupero in questa rassegna triestina, che lo ha scelto approfittando della tematica a tutti gli effetti sci-fi, che si concentra su una zelante, progressiva e pure struggente presa di coscienza del proprio essere, da parte di un oggetto così sofisticato ed artificiale che può permettersi tutto, tranne il fatto di ritrovarsi una coscienza.
La Wollner osa addentrarsi in tematiche ostiche e spinose come quella dell'incesto, che si consuma a tutti gli effetti tra la macchina ed il suo creatore-padre, concentrando tuttavia l'attenzione nell'osservazione di come la creatura, perfetta e sofisticata oltre ogni immaginazione, riesca a sentirsi inadeguata di fronte alla necessità di riuscire a maturare la sensazione di avvertire un'emozione che solo l'imperfezione di risultare esseri viventi può regalare.
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