Regia di Sergio Martino vedi scheda film
Edwige Fenech abbraccia Lino Banfi: "Sento che fra noi sta nascendo qualcosa di solido", gli confida, e lui si ritrae di scatto scusandosi (prima gag volgarotta subito a segno). Lino Banfi che, dopo un possente pirito del figlioletto Aristide (Filippo Evangelisti), esclama: "Mamma benedetta, e che hai mangiato, i tulipani?". Milena Vukotic che urla come una pazza convinta che siano entrati i ladri in casa (e invece è Gianni Cavina che chiama Lino Banfi dal piano di sopra sbattendo il tacco di una scarpa sul pavimento) e poi consola il figlio Aristide, anche lui ugualmente impaurito dai rumori, abbracciandoselo stretto: "Aristide, piccolo mio, vieni dalla mamma, vieni... Hai avuto paura, amore...". E ancora: gli impetuosi scatti d'ira e le urla furibonde di Gianni Cavina, Lino Banfi che si versa sui pantaloni il vin brulè fumante, una Marisa Merlini travolgente, equivoci, malintesi, travestimenti, porte e sportellate in faccia, cadute nei tombini, più, naturalmente, le consuete trivialità assortite della commedia sexy nostrana. E una sequenza irresistibile (Lino Banfi, Gianni Cavina e Milena Vukotic che prendono il caffè in salotto), esemplare dimostrazione della maestria di Martino (anche sceneggiatore insieme a Romolo Guerrieri e Franco Verucci) nella costruzione del racconto e nella gestione dei tempi comici. Una farsa sgangherata e di spumeggiante vivacità, "glorioso" sipario su un genere che, entrato negli anni Ottanta, esaurirà ben presto ogni guizzo per tramontare mestamente tra nauseabondi sussulti.
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