Regia di Judd Apatow vedi scheda film
La trama in effetti è parzialmente autobiografica e riguarda Pete Davidson, giovanissimo e strepitoso stand up comedian del “Saturday Night Live”.
Scott è un ventiseienne indolente, trasandato, mingherlino, depresso e pallido come uno zombie. Adora fare i tatuaggi (a se stesso ma anche agli altri), fuma erba al punto che ormai non riesce più nemmeno a sentirsi fatto, non lesina sugli antidepressivi (che lo rendono sessualmente impotente), ma intanto non ha alcuna intenzione di trovarsi un lavoro e si compiace di essere un fannullone. C'entra qualcosa che suo padre era un vigile del fuoco che morì da eroe in un incendio lasciando lui e sua madre da soli? La trama in effetti è parzialmente autobiografica e riguarda Pete Davidson, giovanissimo e strepitoso stand up comedian del Saturday Night Live che ha scritto il copione di suo pugno (probabilmente come forma di autoanalisi e di autoterapia) e che interpreta nel film un suo alter ego cinematografico, affibbiandosi con coraggio il nome di suo papà. L'umorismo è quello dei suoi monologhi, cioé schietto, genuino e sempre acre, in quanto ispirato alle sue stesse esperienze di vita. Il minutaggio è largamente sovrabbondante (come sempre per Judd Apatow, anche co-sceneggiatore con Davidson e Dave Sirus), ma questa è una delle sue opere più riuscite, senza troppe sorprese a livello di scrittura (e anche questa è una pecca tipica del regista), ma capace di scavare pian piano nel protagonista e di farne un toccante emblema generazionale (e nazionale): il simbolo di un'America in cerca di una nuova identità (personale e collettiva) dopo l'11 settembre. Il sacrificio, infatti, non è soltanto di chi si immola per amore degli altri, ma anche di quelli che restano. Vivere "monchi" può sembrare una condanna, ma in realtà è una responsabilità. E il quartiere newyorkese di Staten Island è quasi eletto a state of mind e a terra degli umili da cui sforzarsi di ripartire. Nel cast ci sono anche uno splendido Steve Buscemi e una Marisa Tomei irresistibile. Purtroppo in Italia è passato inosservato (è uscito in sala durante il COVID e poi subito on demand).
Colonna sonora di Michael Andrews. Ampio spazio alle canzoni di Kid Cudi (come Pursuit of Happiness e Just What I Am), che a detta dello stesso Davidson lo salvarono dal suicidio.
Voto: 7 — BUON film
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