Regia di Giorgio Ferroni vedi scheda film
Coriolano, difensore di Roma contro i Volsci, è comunque malvisto dal Senato romano a causa di un complotto architettatogli contro dal tribuno Sicinio. Le smanie di potere di quest'ultimo saranno però placate proprio da Coriolano, a quel punto restituito al suo status di eroe.
Ferroni, già attivo come regista dall'epoca dei telefoni bianchi (tardo fascismo - ammesso che possa esisterne di altro tipo - ops, questo era un gioco di parole fuori tema, pardonnez-moi), trovò spazio anche all'avvento del peplum, il film mitologico/in costume antico che spopolò sui grandi schermi nostrani a partire dalla fine degli anni Cinquanta. Fra le altre pellicole di quel filone, tutte poverissime sia di mezzi che di idee, ecco questa Coriolano, eroe senza patria, che narra romanzando le disavventure che resero celebre Coriolano, condottiero romano vissuto fra il V e il VI secolo avanti Cristo. La sceneggiatura è di Remigio Del Grosso e non è certo un parto di grande fantasia, neppure per gli standard - bassini - del genere; fra gli interpreti principali si possono annoverare nomi di qualche richiamo come quelli di Gordon Scott (energumeno americano abituato a vestire i panni di Tarzan e poi, a Cinecittà, di Maciste, Ercole e simili: qui è il protagonista eponimo dell'opera), Alberto Lupo (è il cattivo Sicinio), Rosalba Neri, Aldo Bufi Landi e Lilla Brignone; in una particina c'è anche il caratterista superpresenzialista Nello Pazzafini. Il ritmo è sonnolento, i dialoghi impastati di retorica bolsa, scene e costumi fasulli come da copione: a pensarci bene, i film(acci) con i vari Ercole, Golia e Sansone erano meglio, quantomeno più divertenti. 2/10.
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