Regia di Thomas Bezucha vedi scheda film
L’invecchiamento non colpisce tutti con le stesse modalità e ciò avviene per molteplici fattori. Se da un lato l’aspetto esteriore sarebbe l’ultimo ingrediente da prendere in considerazione, dall’altro la differenza sostanziale dovrebbe scaturire dalle priorità che ci dettiamo, dalle scelte che compiamo e dalla sensibilità che, in fondo, finisce per primeggiare su tutto il resto.
A prescindere da qualsiasi considerazione, come sempre opinabile, è indispensabile vivere in pace con se stessi, accettando il tempo che passa senza tuttavia trasformarsi in carta da parati.
Uno stato d’animo che sembra toccare da vicino Kevin Costner e Diane Lane e che, indubbiamente, abita nei personaggi da loro interpretati in Let him go, un film non privo di sbavature ma comunque sia altrettanto saggio da affidare a loro il fardello principale, così da portarsi agevolmente a casa la pagnotta.
Dopo aver sofferto le pene dell’inferno per la prematura morte del loro unico figlio, Margaret (Diane Lane) e George (Kevin Costner) sono chiamati ad affrontare una nuova sfida quando Lorna (Kayli Carter), la loro nuora, viene violentemente trascinata con il suo bambino - nonché loro nipote - dal suo nuovo marito, tale Donnie Weboy (Will Brittain), nella tenuta della famiglia di quest’ultimo, situata in un luogo dimenticato da Dio.
Dopo una lunga ricerca, Margaret e George ritrovano Lorna ma devono fare i conti con Blanche Weboy (Lesley Manville), la madre di Donnie, che non ha la benché minima intenzione di assecondare i loro voleri.
Per salvare gli unici legami che danno ancora un significato alla loro esistenza, Margaret e George dovranno gettare il cuore oltre l’ostacolo.
Let him go ha i lineamenti di un dramma familiare che, tra legami indissolubili e altri transitivi, affonda le radici in un’America rurale lontana dalle luci della ribalta, in luoghi dove la Legge esiste solo sulla carta, assecondando supinamente i malfattori per non rischiare la pelle.
Fortunatamente, anche in una congiuntura così abietta, esistono individui che non accettano farsi scivolare addosso le ingiustizie, disposti a tutto pur di non lasciare andare alla deriva ciò a cui tengono.
Detto che il film diretto da Thomas Bezucha prende il largo da una tragedia immane snocciolata frettolosamente e che nelle dinamiche più concitate (sono un paio) non ha il pugno di ferro, per il resto mette in scena uno spaccato declamato con coerente lentezza, scevro dalla smania di apparire.
Dunque, prevalgono ideali e integrità, ha un’esposizione nobile e fiera, è di poche parole ma scandite chiaramente, con uno scontro di vedute che non spicca per la configurazione ma, contestualmente, premia gli interpreti, che rispondono all’appello regalando performance ragguardevoli.
Così, mentre Kevin Costner è adorabile nel suo mettersi al servizio della causa con uno spiccato spirito di sacrificio, sono le donne a primeggiare. Segnatamente, Diane Lane è splendida, lodevole per dedizione e con un’immagine per nulla contraffatta, mentre Lesley Manville spadroneggia nella veste di una matriarca perentoria, che comanda uno stuolo di uomini disposti ai suoi piedi.
Nel complesso, Let him go è una pellicola che trae principalmente giovamento dai tempi morti, quando semplicemente Kevin Costner e Diane Lane parlano tra loro guardandosi negli occhi, mentre per il resto è incanalata su un sentiero in buona sostanza prevedibile, comunque sia contrassegnato da una spina dorsale resistente, una corteccia dura e scanalature prestanti, come una parità di genere tra i protagonisti e contrasti che, tra regole arcaiche e la violenza impressa nel dna, non perdono mai di valore.
Rispettabile.
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