Regia di Jan Komasa vedi scheda film
Tomek (Musialowski) è uno studente di Giurisprudenza dell’Università di Varsavia con la vocazione al bluff, ALla manipolazione e al doppio gioco. Espulso dall’università, si ricicla in un’agenzia pubblicitaria che manipola le opinioni degli utenti scatenando gli hater in rete e creando profili falsi. Tomek ne approfitta per cominciare a spiare la famiglia che gli pagava gli studi e architettare la propria vendetta, agganciandosi all’equipe del candidato a sindaco.
È un vero peccato che questa fiera dell’improbabile, che chiede allo spettatore una continua sospensione della credulità, non sia stata diretta con un briciolo di raziocinio in più. Sembra che il regista polacco Jan Komasa – già autore di un racconto altrettanto improbabile come Corpus Christi – abbia abusato di peyote. Non c’è altra spiegazione alla slabbratura costante del racconto, alle troppe ellissi narrative e agli scantonamenti su una dimensione parallela da videogioco che complicano inutilmente la trama aggiungendo continui elementi che sconfinano nel fantastico. Un’occasione sprecata per raccontare la miscela esplosiva tra nazionalismo, sovranismo, rigurgiti fascisti, cyberbullismo e oscenità degne di Cambridge Analytica, sullo sfondo di un ravenge movie.
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