Regia di Benoît Jacquot vedi scheda film
Autodefinitasi "la donna più tradita della Costa Azzurra", Suzanna Andler (Gainsbourg) si trova nella prestigiosa location francese, indecisa se affittare o meno una faraonica abitazione per i mesi estivi. Lì la raggiunge il suo amante (Schneider). Un breve intermezzo segna l'incontro con un'amica (Roy) che le confessa una relazione col marito. Al calar del sole l'amante fa ritorno nella casa dove Suzanna era tornata nell'attesa di una telefonata del ricco marito.
Cinema di parola, se non addirittura radiofonico, quasi tutto girato in interni (anzi: in una sola stanza di un interno), che propone un gioco di specchi tra realtà, ricordo, finzione, bugie nel quale lo spettatore perde continuamente il senso del vero. Un esercizio di stile - nemmeno tanto virtuosistico - tratto da una pièce di Marguerite Duras. Come già in Tre cuori, Benoît Jacquot ripropone il suo cinema senza anima, totalmente cerebrale, incapace di produrre la minima empatia nello spettatore, costretto per ottantasette minuti a un ritmo lentissimo, che fa da sponda a parole che rimangono sempre sulla superficie.
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