Regia di Daniel Espinosa vedi scheda film
Annunciato nell’ormai lontano 2017, programmato per l’estate del 2020 e rimandato più volte a causa dell’avvento del Covid-19, facente parte dell’universo cinematografico di Spiderman della Sony o, se preferite, Sony’s Spiderman Universe (SSU), comprendente anche le pellicole dedicate a Venom interpretate da Tom Hardy e precedentemente conosciuto anche come Sony Pictures Universe of Marvel Characters (SPUMC) con la quale la Sony intende repplicare (imitare al ribasso?) il successo del Marvel Cinematic Universe (MCU) dei Marvel Studios (e con questo chiudiamo con gli acronimi così adorati dagli americani), é stato infine distribuito anche nelle sale italiane Morbius, pellicola sull’omonimo “vampiro vivente” (?) dei fumetti Marvel antagonista di Spiderman, diretto da Daniel Espinoza (Safe-House, Child 44, Life) e con protagonista Jared Leto.
Ma la “nuova” pellicola della Sony non sembra in ritardo solamente di un paio d’anni ma, esattamente come i film interpretati da Tom Hardy, sembra appartenere a un cinema del passato, con una sua atmosfera che sembra incastrarsi in un filone di matrice supereroistica più in stile anni’90 o di inizio millennio, e che ancora accettava l’approssimatività narrativa, la scarna struttura o la plasticità di certi effetti speciali in una storia di super-uomini.
Per quanto contestabile (e contestato da molti) sembra quindi innegabile che la Sony abbia infine trovato una propria identità, comunque coerente e uniforme (per ora) ad ogni loro pellicola, e presumibilmente anche legata al suo factotum che risponde al nome di Avi Arad, corrispondente Sony al Kevin Feige dei Marvel Studios, promotore all’epoca del successo di tali pellicole e che sembra, ancora oggi, non volersi distaccare troppo da quel modo di fare cinema.
O comunque incapace di allontanarsi da quanto fatto in passato per costruire qualcosa di nuovo (o di diverso).
Anche Morbius, scritto da Matt Sazama & Burk Sharpless (Dracula Untoald e The Last Witch Hunter i loro recenti capolavori), tradisce come Venom alcune delle (molto?) relative “innovazioni” che sembrava dover proporre.
Infatti così come il suo protagonista non é un vero e proprio vampiro il film di Espinosa è stato presentato (anche) come una specie di horror, seppur molto commerciale, quando non lo é affatto (se non per certe atmosfere o alcune suggestioni legate al fumetto) come non é, in realtà, neppure un vero e proprio cinecomic.
Si presenta come qualcosa di molto più sfumato o cangiante, un oggetto inusuale influenzato, anche legittimamente, da molte (troppe?) anime diverse, anche di difficile (o fastidiosa) amalgamazione, slegandosi maggiormente dal lato comico/demenziale dei precedenti due Venom per abbracciare invece un lato più drammatico o thrilling e con atmosfere (anche) orrorifere.
Ma le mancanze della pellicola si riflettono soprattutto nella diatriba fratricida tra il protagonista Morbius e l’amico d’infanzia le cui potenzialità vengono minate da una scrittura incapace di drammatizzarne lo scontro, come anche la tematica della loro malattia debilitante e, alla fine, mortale come della volontà di superarla anche al costo di trasformarsi in qualcosa di inumano, privando quindi i personaggi di un approfondimento che avrebbe contribuito a valorizzare l’intero racconto.
Il dilemma morale dei protagonisti viene quindi descritto in modo superficiale, affidata totalmente a stereotipi o limitata al fare la scelta giusta o quella sbagliata, per rimarcarne invece un cammino prestabilito e quindi prevedibile e/o privo di qualsiasi sorpresa.
Per riscattare una sceneggiatura inconsistente, priva di interesse e a una resa frettolosa ad opera del regista non restava che puntare tutto sulla performance di un cast talentuoso ma anche questo può fare davvero poco di fronte a una scrittura che ne limita di molto le possibilità.
Jared Leto fa il suo prodigandosi tantissimo, anche fisicamente, per rendere al meglio il suo personaggio, prendendosi molto più sul serio rispetto a quanto facesse Tom Hardy in Venom come Matt Smith rende abbastanza bene l’ambiguatissimo amico fraterno che, malato terminale, perde facilmente la testa davanti alla possibilità di poter vivere per sempre.
Jared Harris impersona egregiamente la voce della ragione ma compare pochissimo e ancora meno si interfaccia con il protagonista.
La bellissima Adria Arjona si ritrova negli scomodi panni della bella del mostro da cercare di salvare mentre a Tyrese Gibson e Al Madrigal toccano i panni di due macchiettistici agenti dell’FBI che indagano su Morbius.
Azzeccata invece la colonna sonora, con pezzi anche barocchi e altri decisamente più street, mentre molto altalenante e discutibile risulta la CGI, dimostrando la poca esperienza del regista nelle scene action spesso confuse e/o incomprensibili.
Ci sono anche le immancabili scene post credit che avrebbero il compito di interessare il pubblico alle prossime pellicole dell’SSU ma, nonostante la presenza di Michael Keaton e quindi i possibili legami con Spiderman e l’MCU, appaiano confuse, piuttosto criptiche e forzatamente appiccicate alla pellicola per risultare davvero interessanti.
VOTO: 5
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