Regia di Quentin Dupieux vedi scheda film
Vettovaglie di cittadinanza.
Le mosche (ed anche i giga/mega-muscidi, così come - esempio a caso, eh - gli pneumatici) non hanno mandibole se non rudimentali ed atrofizzate in favore di labrum e labium (e George Langelaan, Kurt Neumann e soprattutto David Cronenberg ricordano allo spettatore non entomologo che il loro apparato boccale non è masticatorio, ma proboscidato lambente-succhiante), però i vecchi riccastri sdentati tamarri sì, ovvero: quando i non luoghi ballardiani della Costa Azzurra di “Marie Baie des Anges” di Manuel Pradal incontrano “Dumb and Dumber” e “P’tit Quinquin” (e al contempo a metà strada fra i due "estremi" stanno, perché no, "Cristian e Palletta Contro Tutti") venendo percorsi da Grégoire Ludig (un po’ Drugo…) e (…un po’ no) David Marsais (il duo comico francese PalmaShow), ecco che...
...nasce “Mandibules”, uno dei capolavori di Quentin Dupieux e una delle sue opere più… “coerenti” (senz’altro più del precedente “le Daim” con Jean Dejardin, altrettant’ottimo, ma - ebbene sì - più folle di questo che, al confronto, appare come un esempio postmoderno (non massimalista) di cinéma vérité: “Mandibules” : “le Daim” = “Rubber” : “Wrong”, con “Au Poste” e “Steak” da una parte e “Réalité” e “NonFilm” ai capi opposti fra normalità e surrealismo strutturale, e “Wrong Cops” nel mezzo, in attesa di “Incroyable Mais Vrai”), in cui il McGuffin pulpfictionesco ch’emana dorato bagliore però, al contrario che in Tarantino, viene mostrato e… incamerato.
E finalmente - !!! - dopo “la Via d’Adèle - Chapitres 1 et 2” ecco un altro magnifico ruolo (benché ben più piccolo) per Adèle Exarchopoulos.
Mentre chiudono il buon cast India Hair, Coralie Russier, Roméo Elvis, Bruno Lochet, etc...
Grandiosi gli effetti speciali - tanto quelli “artigianali”, di CLSFX Atelier 69, quanto quelli digitali, di Machine Molle - ed il loro utilizzo: la resa iperrealista (i movimenti dell’insetto in azione sul proprio corpo e quelli che compie interagendo con l’ambiente circostante sono da documentario naturalistico) è massima.
Se la sceneggiatura, la fotografia e il montaggio sono opera come al solito dello stesso Quentin Dupieux, le musiche invece - in perfetta sintonia col racconto - non sono a cura di Mr. Oizo, ma bensì dei Metronomy.
Dei due colpi di scena al termine del film, un sotto- e un contro-finale, entrambi gestiti alla perfezione, il primo è un filo meno ovvio, mentre il secondo è costruito per accadere, e - sebbene potrebbe pure non farlo, ecco che - avviene: la MdP infatti compone lo spazio per favorire l'ingenerarsi dell’azione in divenire all’interno del quadro (pre)disponendo gli elementi in gioco dimodoché… "Taureau!"
Un’ora e un quarto di pura “bellezza” ben poco delirante: idioti, dementi, folli, tonti, cretini, squilibrati, deficienti, fusi, tarati, mentecatti? Certo (e però c’hanno anche dei difetti, eh), ma - pur se il decalogo precedente non esclude l’affermazione successiva - per me rientrano paurosamente nella media, performandola e definendola. E non mi sto riferendo solo ai due protagonisti...
* * * * (¼) - 8.25
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