Regia di Quentin Dupieux vedi scheda film
Il meglio ed il peggio di quest'anno fatto da Federico Frusciante, può portare a contestazioni da parte di una certa frangia di spettatori, per il quale le opere migliori sono le bufale pompate dalla critica accademica americana oppure i soliti film da festival, con il risultato di avere alla fine di ogni anno delle classifiche omologate con sempre la stessa roba e poche sorprese. Mandibules - Due uomini e una mosca di Quentin Dupieux (2020), nonostante il passaggio a Venezia, non apparirà mai in alcuna classifica della critica togata, probabilmente perché una commedia orgogliosa di essere tale o forse perchè semplicemente risulta essere troppo anticonvenzionale nel tono e nella rappresentazione di due tontoloni dal QI mediocre, Jean-Gab (David Marsais) e Manu (Gregorio Ludig), alle prese con una mosca gigante ritrovata nel bagaglio di un auto rubata, decidendo di addestrare l'insetto, perché possa compiere dei furti per conto loro, in modo da affrancarli dalla loro vita grama fatta di piccole commissioni illegali ed un'esistenza patetica, sia di Jean-Gab, che vive con la madre ed ha un padre in galera e sia di Manu, sfrattato da casa, divenuto senza tetto, costretto a dormire in spiaggia.
Due perdenti sconfitti dalla società odierna, senza prospettive professionali e nè lavorative, eterni idioti per il parere di tutti che innanzi al ritrovo di una mosca gigante, accettano il fatto come normalissimo trattandola come se fosse un cagnolone buffo e non una mostruosità della natura, il che fa diventare Jean-Gab e Manu due individui che insieme si completano tra loro, costruendo un'unica personalità simpaticissima, grazie anche al loro rito-tormentone "Toreaux" (Toro-Toro in italiano), un gesto senza significato a detta degli stessi protagonisti, eppure nonostante inizialmente non dica nulla, mano a mano la ripetizione di tale gesto provoca sempre più risate nello spettatore, ergendosi a simbolo di amicizia tra Manu e Jean-Gab, con enorme perplessità di tutti coloro che li circondano. Di andamento ondivago, la mosca gigante è l'elemento surreale, che rende credibile situazioni che altrimenti non lo sarebbero per niente, toccando il climax di comicità, nella visita dei due in una villa di campagna della giovane e ricca Cecilia, la quale scambia Manu per un ex-compagno e spasimante del liceo, invitandolo a soggiornare da lei. I due protagonisti sono un pò come mosche, stanno bene ovunque e sempre fedeli a sè stessi nel loro carattere; eterni tontoloni, senza però mai scadere nel demenziale puro stile americano, perchè c'è sempre un elemento di umanità reale che permane in Jean-Gab e Manu, cosa che dovrebbe essere presente nella famiglia rocco-borghese che li ospita, quando in realtà dietro quei colori bianco accecanti e quel giallo limpido dei raggi solari, nasconde un'indole ostile nei confronti dei due.
Dupieux guarda al grande maestro Blake Edwards, il suo cinema è come un motore diesel, ci mette più tempo di quello a benzina nel carburare, ma quando entra a regime, i risultati sono esaltanti, grazie anche al fatto di aver azzeccato personaggi secondari, ma incisivi come Agnes (Adele Exarchopoulos), sorella di Cecilie, la trovata comica più spassosa e geniale del film, in mezz'ora di presenza sullo schermo risulta essere un'uragano di tempi comici azzeccati di rara potenza, grazie al fatto che parla sempre a voce molto alta a causa di un trauma cranico occorso in un incidente sugli scii; perfetta metafora di una borghesia che in quanto tale non sopporta persone emarginate come Jean-Gab e Manu, avendone capito sin da subito la loro bugia, ma invece di impossibilitata a tenersi il pensiero dentro di sè o comunque sussurrarlo alle loro spalle sottovoce, lo urla sguaiatamente in faccia senza ritegno, nè tatto e con intenti umiliatori. I poveri sono fastidiose mosche, che alterano il normale status quo di una pennichella in piscina, il trauma è solo una scusa per urlare ciò che si pensa su costoro, senza vergogna e nè riprovazione, ma Jean-Gab e Manu nel loro essere idioti, sono invece sempre sinceri, per questo se ne fregano e restano giustamente fedeli a sè stessi.
Dupiuex crea una commedia surreale tutta suo, con diversi passaggi a vuoto (prettamente nella prima parte e nel pre-finale), ma trova due comici formidabili in Marsais e Ludig, perfettamente affiatati e all'unisono, nonchè nell'invenzione comica del nuovo millennio grazie ad un'inedita Adele Exarchopoulos, in un ritratto politicamente scorretto di un portatore di handicap senza risultare offensivo, offrendo una prova tutta da corde vocali sotto-sforzo, riuscendo finalmente a scrollarsi di dosso l'ingombrante Vita di Adele (2013), sperando finalmente in una svolta stile Greta Garbo in Ninotchka (1938) per la sua carriera, perchè è bella come poche oltre ad essere una buona attrice, ha solo bisogno di cambiare, sperando che quindi colga l'opportunità ed il successo avuto con l'opera di Dupieux, il quale con tale opera contribuisce al cinema artisticamente nel suo piccolo, più di tanta sbobba pseudo autoriale da 90% su Metacritic o Rotten Tomatoes, che in realtà avrebbe bisogno disperatamente di essere più libera e sciolta nello stile, proprio come questo Mandibules, che nel suo essere surreale fino ad un finale assurdo oltre ogni immaginazione, ma sempre con un risvolto umano nella realtà dei personaggi, fa un'analisi di una realtà odierna irrazionale e fuori di testa, ma Jean Gab e Manu. nel loro essere idioti conclamati, sono liberi e perfettamente loro stessi in una società ipocritamente conformista.
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