La recensione su Lo sciame

di undying

2 stelle

Esordio in regia per il francese Just Philippot, all'opera su una pessima sceneggiatura, mai orientata definitivamente verso un genere (dramma? Horror? Fantascienza?). Poco spettacolare e per nulla cinematografico.

L'allevamento di cavallette, utilizzate per farne farina da distribuire nel circuito alimentare, è fonte di sostentamento per Virginie (Suliane Brahim) e i suoi due figli, Gaston (Raphael Romand) e Laura (Marie Narbonne). L'attività però è in forte crisi economica e Virginie si trova ad affrontare anche stressanti problemi familiari. Quando, ferendosi, scopre che le cavallette gradiscono il sangue e nutrendosene diventando più prolifiche, gli eventi prendono una piega pericolosa.

Un "documentario" su una madre depressa, posta in condizione di nuocere a se stessa, ai due disgraziati figli e a chi le ronza attorno. 100 minuti al cui confronto viene da rimpiangere "Nel regno degli animali", estinto format televisivo che perlomeno in qualche puntata avrà anche informato correttamente il popolo sulle curiose abitudini degli insetti ortotteri, noti in gergo scientifico come celiferi. L'esordiente Philippot, con un notevole budget stimato attorno ai 2.800.000 euro, si presenta sulla scena internazionale (distribuzione capillare su Netflix) - appoggiato da ingiustificata e impropria premiazione al Sitges, Festival Internazionale del Cinema della Catalogna (2020) - "con un melodramma familiare, contraddistinto da una leggera sfumatura politica (lotta economica, future riserve alimentari mondiali in dubbio e altre scontate criticità assortite) male articolata e peggio integrata da un sottotesto finto-horror" [1]. Il risultato è un film pretestuoso e brutto al di là del genere, giustamente massacrato dalla maggior parte del pubblico. Philippot, non responsabile della scarsa sceneggiatura, contribuisce comunque a suo modo nel rendere mediocre il lungometraggio, sprecando un valido cast (unico pregio del film) e girando in maniera del tutto anonima. I titoli di testa, rossi su sfondo verde e illeggibili su uno schermo da 55", profeticamente anticipano l'impresa che attende chi volesse, in maniera ardimentosa, affrontarne la soporifera visione.

[1] Parere di "Vince-5", espresso nelle recensioni dell'imdb, del tutto condivisibile.