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Torino Boys

Regia di Manetti Bros. vedi scheda film

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La recensione su Torino Boys

di valerioexist
4 stelle

Risale al 1997 il primo lungometraggio italiano ad avere una colonna sonora esclusivamente hip-hop.
Il suo titolo è “Torino Boys” e, come film, vanta anche un altro primato: è il primo caso di film con più registi che spettatori; di fatti la direzione fu opera dei Manetti Bros, che sono due… e il film non se l’è visto nessuno.
“Torino Boys” è considerato una leggenda negli ambienti hip-hop, la colonna sonora è rimasta famosa tra gli addetti ai lavori, ma nessuna sala cinematografica ha mai preso in considerazione la pellicola, non ne esiste una videocassetta o un dvd, su internet è assai difficile reperirlo ed in tv fu trasmesso una sola volta: su RaiTre, alle 3 di notte, d’estate, probabilmente durante un black out.

La mia determinatezza a vedere e recensire tutto senza cernita alcuna ha fatto in modo che mi procurassi questa perla del cinema undergroundissimo, dovendo giungere a compromessi con delle mie conoscenze note nella scena hip-hop romana: parlo di gente con i catenacci d’oro al collo, con le macchinone fuxia ammortizzate, gente che si scopa le mulatte con la faccia bucata dai proiettili, gente che fa le sparatorie in giro e vanta un paio di skit negli album rap degli amici loro; insomma gente pericolosissima che è riuscita a trovare “Torino Boys” (su e-mule) e che ha fatto sì che io riuscissi a vedere questo film, seppure con più di 10 anni di ritardo dalla sua uscita.

“Torino Boys” è un film multi-etnico sulle comunità nigeriane a Roma; non fosse per la colonna sonora affidata al Neffa dei tempi che furono, il film non avrebbe niente a che vedere col rap; nè tanto meno a che vedere con Torino, svolgendosi a Roma.
Tutto ha inizio in Nigeria dove una signora del luogo di nome Rita va in giro a vantarsi e a rompere le palle a tutti per il fatto d'essere stata in Europa: e come è bella l’Europa, e come c’è la frutta più buona in Europa, e ho comprato st’ombrello in Europa 10 anni fa e ancora non s’è rotto ecc ecc..
Poi quando la nipote le dice che vuole andare in Europa lei se la tira e dice che lì il clima è paragonabile a quello del loro frigorifero nigeriano.
Poi la signora muore, non so per quale motivo, e la ragazza parte per l’Europa (esattamente in Italia).

Il film ora si sposta in un appartamentaccio in zona Torre Angela a Roma, dove vivono varie ragazze negre che spettegolano, parlano dei party dove sono state la sera prima, usano termini incomprensibili e si sentono strafiche mentre bevono da una bottiglia di Fanta come non ne esistono più dal 1997.
Una di loro, quella che dovrebbe essere la “bella” del gruppo, parla come Amanda Lear (e un po’ gli somiglia pure… si, ho scritto “GLI”, anziché “LE”), un’altra è la classica cicciona nera (solo che non chiacchiera troppo perchè nigeriana anzichè americana), un’altra è quella sempliciotta con gli occhialetti da nerd che comunque è la più carina anche se si chiama Nike come le scarpe, l’altra invece c’ha i rasta ed è brutta da morire nonostante probabilmente sia una di quelle che unanimemente viene considerata una fregna; solo che c’ha le labbra gigantesche (voi direte “e certo! È negra!”, ma non c’entra niente, è come se dicessero che Pinocchio è normale perché gli italiani c’hanno il naso più grosso). Comunque brutta!

Insomma questo quartetto di bratz nigeriane parla dei ragazzi chiamandoli “boy”, ma pronunciando “buoi”. La cosa da notevolmente fastidio considerando che “buoi” non è che uno dei milioni di neologismi mutuati dall’inglese che le ragazze adoperano nel continuo e logorroico parlare quotidiano, con delle lunghe pause tra un botta e un risposta da far ricordare la recitazione di "Amore Tossico" di Claudio Caligari.
Ho come l’idea che queste ragazze non sapessero una sola parola di italiano e che fossero state all’uopo educate per le riprese, tipo come fa Giobbe Covatta coi bambini africani per fargli dire "basta poco che ce vò" oppure "viva lafrìca".
Potevano far dire loro qualsiasi cosa. In effetti hanno fatto così.

Poco dopo facciamo la conoscenza di altri personaggi: i cosiddetti Torino Boys… che altro non sono che tre brande nere (più simpatici delle tizie di prima) che vanno in macchina, appunto, da Torino a Roma per vedere una partita di Uefa; il solo fatto di risiedere nel capoluogo piemontese fa sì che loro siano dei torino boys, e la cosa non finisce qui: da quanto sembra, le ragazze di cui sopra hanno particolari pregiudizi circa i torino boys, come se fossero una specie particolare diversa da gli altri nigeriani che vivono in altre città italiane. Boh!
Niente… dopo un po’ finalmente qualcuno parla italiano in maniera comprensibile: ma per comprensibile intendo “comprensibile rispetto a come parlano le tizie di Torre Angela e i Torino boys”, di fatti l’unico attore italiano che compare è il maestro Luca Laurenti (quello che ora, poràccio, è morto e sta in paradiso con Bonolis). Insomma, questi di Torino vogliono vedere la partita della Roma contro non so quale squadra famosa francese visto che conoscono uno dei giocatori, Luca Laurenti vuole andare con loro perché “tifa magica”, solo che la ragazza sua è amica di quelle di Torre Angela e si fa accompagnare da loro e alla fine la partita se la vedono lì, Laurenti rosica, il torino boy incontra casualmente in quel posto la tizia con gli occhiali con cui si era fidanzato un paio di giorni, c’è la storiella d’amore. Insomma… io lo dico onestamente… Torino Boys è una rottura di coglioni; potrebbe essere, come musiche, riprese e location, un video italiano rap di quelli del periodo in cui su Magic Television facevano la trasmissione BLACK che io non vedevo mai.
Ah, ad un certo punto i personaggi ballano guardando il video di “resta festa” dei vecchissimi Flaminio Maphia, quando non si sapeva quanto fossero coatti, se più o meno di oggi quando uno fa le cose buffe a Stracult e l’altro ha aperto un negozio di scarpe a S.Lorenzo…
Il rap e la musica italiana rap nel 1998, periodi che non voglio ricordare.
Voto: 4++

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