Regia di Svyatoslav Podgaevskiy vedi scheda film
Clamoroso flop del regista russo di The bride, qui in grado di svilire il mito slavo sulla strega nota come Baba Yaga.
Il piccolo Egor (Oleg Chugunov) accetta malvolentieri la scelta del padre, sposato in seconde nozze dopo la morte prematura della moglie. Per seguire la neonata figlia di secondo letto, sorellastra di Egor, è infatti stata assunta Tatyana (Svetlana Ustinova), una babysitter che agli occhi di Egor sembra tenere un comportamento insolito. Egor scopre poi che la sorellastra è misteriosamente scomparsa. Ma, fatto ancora più insolito, padre e madre non hanno più alcuna memoria della bambina. Dopo aver stretto amicizia con la coetanea Dasha (Glafira Golubeva), Egor si addentra in una foresta, attratto da una costruzione isolata.
Il giovane Svyatoslav Podgaevskiy (classe 1983) è particolarmente apprezzato in patria e considerato cineasta di punta nella cinematografia russa. Da noi è arrivato sui grandi schermi con il controverso e mediocre The bride (2017), mentre in questa specifica circostanza attinge dal folclore slavo per raccontare la storia di una strega - e dei suoi famigli, detti Navii (corvi) - alla spasmodica ricerca di bambini (per farne ché non è dato sapere). Il punto di vista è quello di Egor, dodicenne alle prese con una realtà a dir poco fiabesca. Che Yaga. Koshmar tyomnogo lesa (titolo originale di Baba Yaga: terror of the dark forest) voglia ricordarci dell'importante funzione attribuibile al ricordo (ovvero che la memoria mantiene in vita i defunti) è un dato certo. Così come certa era l'attesa del pubblico, date le premesse (Podgaevskiy è sulle scene dal 2014 con Vladenie 18), ma se andate a dare una veloce occhiata ai voti incassati sull'imdb, in linea di massima le opere di Podgaevskiy sono popolarmente ben poco gradite, principalmente a causa delle pessime sceneggiature.
Questo Baba Yaga purtroppo non si discosta dai titoli precedenti del regista, rasentando senza dubbio il livello demenziale a causa di una storia davvero insulsa che sembra più adattabile al contesto di un videogioco o, al massimo, come favoletta della buona notte da raccontare ai bambini insonni. Il budget non è mancato (in rublo russo, qualcosa come 70.000.000, ossia quasi 800.000 €) e a livello tecnico si notano in particolare la cura delle scenografie e la splendida fotografia. Ma è la storia a non funzionare per nulla, sviluppata in maniera meccanica e senza stimoli, mai in grado di sorprendere e, al contrario, diventando addirittura inseguibile quando il regista tenta di affrontare l'horror. Un prodotto che mai suscita brividi e che arriva a far guardare con insistenza l'orologio nella speranza che finisca il prima possibile. Pare che circolino due versioni, quella russa della durata di quasi due ore e questa "americana", curata dalla doppiatrice (e saltuariamente attrice di cortometraggi) Nathalia Hencker.
06/03/2021 - Versione visionata in lingua russa (durata: 96'33")
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