Regia di Robert Schwentke vedi scheda film
AL CINEMA
Un killer conosciuto come Snake Eyes, lavora presso un mafioso giapponese operativo in Los Angeles, finendo per essere considerato come il suo più fido collaboratore. Quando l'ultima missione gli richiede di catturare ed uccidere il cugino del suo capo, ed egli rinuncia sul momento di giustiziarlo davanti a testimoni, inseguito dagli scagnozzi del suo capo decide di allearsi al ragazzo appena risparmiato, che, tornato in patria, si rivela come il capostipite di un potente ed esclusivo clan di assassini ninja, offrendo al suo salvatore la possibilità di essere integrato in quel circolo esclusivo conosciuto come Cobra, dopo aver superato tre prove di abilità e di carattere.
Ma è esattamente tutto così o Snake sta facendo il doppio gioco, rischiando ancora di più la sua incolumità?
Un prequel ci aveva indotto a pensare che il lavoro del padre del ragazzo fosse già improntato alle missioni speciali, e l'erede dimostra di sapersi destreggiare al meglio dinanzi a situazioni davvero complicate in cui non basta l'abilità in combattimento, ma serve anche un cuore puro ed ispirato, ove non si nascondano secondi scopi o trame segretamente celate entro una mente che può comunque essere svelata e resa fruibile ai capi della setta.
Prequel della serie dedicata alla portentosa squadra speciale anti-terrorismo composta da ex veterani e reduci di guerra mal riambientatisi in società, questa tardiva sorta di reboot, anticipatore degli eventi di una squadra che verrà costituita in seguito, si riduce ad una sorta di concentrato di duelli marziali con una ambientazione variegata che spazia dalla metropoli losangeliana alle foreste giapponesi nei cui anfratti si celano serpenti giganteschi in grado di comprendere la purezza o meno di uno stato d'animo dell'aspirante candidato al ruolo eletto di "cobra" che gli si presenta innanzi.
La vicenda, per quanto rocambolesca e sofisticata, sviluppata in un arco temporale che sonda anche l'infanzia del nostro protagonista, è presto vittima ed ostaggio di troppi luoghi comuni dei film di genere, e la sua particolare ambientazione spuria al limite tra il poliziesco ed il coté fantastico, finisce per non essere in grado di trasformarlo né in un fantasy soddisfacente, né tantomeno in un thriller adrenalinico che si rispetti.
Henry Golding, che fisicamente risulta il più convincente compromesso tra il modello umano occidentale e quello asiatico, ce la mette tutta per risultare in parte, e fa quello che può per rendere minimamente interessante il suo personaggio di infiltrato. Al suo fianco, nel variegato cast multirazziale, riconosciamo l'indonesiano campione di arti marziali Iko Uwais, ammirato nei due fantasmagorici The Raid di Gareth Evans.
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