Regia di Paulo Leite vedi scheda film
Esordio in regia certamente originale. Un po' troppo ad onor del vero. L'horror affrontato da una cinematografia non allineata (coproduzione tra Portogallo e Brasile) è penalizzato da una sceneggiatura delirante e da una ristrettezza di budget che confina il tutto tra quattro mura (con tre attrici a sproloquiare senza soluzione di continuità).
Docente e scienziata, Helen Stevens (Celia Williams) ha abbandonato da tempo l'attività di medium, dopo la perdita della figlia (suicidatasi), finché sul letto di morte la sua ex insegnante, Moira (Amanda Booth), la sprona a tornare a praticare, lasciandogli in eredità un appartamento "infestato" e una scatola contenente strani disegni. Assieme alla figlia di Moira, Rachel (Iris Cayatte), sua assistente di laboratorio, e ad Elsa (una ragazza perseguitata da un'entità malvagia), Helen realizza un congegno in grado di incrementare le possibilità di manifestazione dei fantasmi. Helen, nel portate avanti il progetto (che ha finalità pratiche, essendo l'obiettivo quello di creare un oggetto che possa supportare i malati di Alzheimer) sfrutta i fondi di un progetto scientifico, attirandosi le ire del suo scettico datore di lavoro.
Coproduzione tra Portogallo e Brasile, diretta dall'esordiente Paulo Leite, anche sceneggiatore. Personaggio che non si può dire difetti di fantasia nel tentativo di realizzare un horror molto particolare. Forse troppo. Leite inizia con un taglio scientifico, proponendo la poliedrica protagonista (docente, ricercatrice e medium) impegnata in un progetto sulla riabilitazione dei malati di Alzheimer, da attuarsi mediante un dispositivo (stile pacemaker) da impiantare nella testa dei pazienti. Poi parte per la tangente con l'intromissione di un mondo paranormale popolato da entità spiritiche (di primo, secondo e terzo grado, con eccezione dei "cacciatori") e dialoghi lunghi e difficilmente comprensibili per chi non abbia letto almeno una delle opere di Allan Kardec (Il libro dei medium o quello degli spiriti, per intenderci). Per oltre quaranta minuti Inner ghosts procede mostrando queste tre donne (Helen, Rachel ed Elsa) impegnate nella costruzione di un dispositivo che sembra essere uscito da un progetto di Tesla o Edison (citazione testuale dal film). Poi non si sa da dove, spunta fuori uno scanner (in grado di individuare entità eteriche) e -non plus ultra- una stampante che ha facoltà di plasmare la materia. In parole povere non ci si capisce più una mazza, e quando a settanta minuti suonati Leite ci sorprende (con un colpo di pistola in testa, ma non riveliamo a chi, per non spoilerare l'unico momento che può valere la visione del film) è troppo tardi. La pazienza, per quanto possa durare, non è più dalla parte dello spettatore. Gli effetti di luce dei dieci minuti conclusivi, provocati con flash alternati dello scanner, va detto che sono una efficace trovata. Ma poi il finale torna ad affondare nel caos, senza arrivare ad essere minimamente comprensibile. Di tutto questo poco esaltante progetto solo una cosa rimane da elogiare: la bella locandina.
L'attrice Celia Williams (interpreta Helen) si è portato a casa una medaglietta al MOTELx - Festival Internacional de Cinema de Terror de Lisboa: non osiamo pensare quali altri titoli fossero in concorso!
"La materia è la grande illusione. La materia, cioè, si manifesta nella forma e la forma è un fantasma." (Jack London)
F.P. 15/01/2020 - Versione visionata in lingua inglese (durata: 88'58") / Date del rilascio: Vietnam, 11/01/2019; Portogallo, 23/01/2020
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