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Coraggio... fatti ammazzare

Regia di Clint Eastwood vedi scheda film

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La recensione su Coraggio... fatti ammazzare

di Mr Rossi
6 stelle

Uno stupro di gruppo giustifica l' eliminazione fisica dei colpevoli anche a distanza di anni per mano armata di una donna ex vittima del branco di balordi. Solita legge da vecchio Far-West rapportata al mondo moderno. Al quarto film dell' Ispettore Callaghan Eastwood era ormai a corto di idee nuove. "Balle rotte" è il titolo più adatto.

 

Il terribile ispettore della polizia di San Francisco Harry Callaghan dopo aver fatto venire un infarto a un vecchio boss mafioso e fatto fuori un gruppetto di tre giovani teppisti scagionati in un processo per omicidio, viene mandato dai suoi superiori a indagare su dei delitti commessi in provincia, nella cittadina di San Paolo sulla costa californiana. Si tratta di uomini bianchi, alcuni rispettabili e incensurati e altri più o meno loschi, uccisi da un colpo di pistola in testa e uno nei testicoli, una serie di delitti sicuramente commessi da un serial killer donna che si vuole vendicare. Quando Callaghan scopre che la colpevole è una pittrice stuprata insieme alla sorella dieci anni prima da un branco di balordi ubriachi, fra i quali il figlio dello sceriffo che ha coperto il caso, decide di non incriminare la colpevole addebitando la responsabilità dei crimini al capo del gruppo dei bruti.

 

Quarto capitolo della serie dell’ ispettore di polizia Harry Callaghan o per gli amici “Dirty Harry” (“Harry la carogna”) oppure “Grande FP” (Figlio di Puttana) che già aveva mostrato scarsità di idee nuove al terzo episodio, a parte la collega del protagonista. Questo è diretto dallo stesso Eastwood che nel film si affianca alla sua futura ex moglie Sondra Locke, una pallida bionda ai limiti dell' anoressia già vista in vari film precedenti con lui come protagonista, qui nel ruolo dell’ ex vittima diventata assassina vendicatrice. Il film ha un certo ritmo e l’ azione non manca ma come trama siamo dalle parti di un qualsiasi “revenge-movie” americano degli anni settanta con la solita ingenua sopravvissuta a una violenza carnale commessa da un branco di sadici brutali che vuole vendicarsi a tutti costi perché gli è stata negata la giustizia, in questo caso nient' altro che una versione al femminile del “Giustiziere della notte” di Charles Bronson. Guardacaso il personaggio interpretato dalla Locke si chiama come la protagonista di un filmaccio americano di serie zeta di quel citato decennio che mostra uno strupro di gruppo e l' immediata vendetta della vittima che castra e uccide tutti i colpevoli. Tranquilli che hanno già girato dei remake ancora più ributtanti del film originale, con una giovane protagonista che sembra la sorella della più nota Kristen Stewart, quella della saga di "Twilight" , robaccia per sadomasochisti visivi al cui confronto questo datato film di e con Eastwood è un telefilm per tutti.

   

Tornando ai dettagli di questo film di e con Eastwood, i peggiori della banda dei cattivi da eliminare sono un brutto ceffo con i baffetti di bassa statura (Paul Drake) che mi ricorda l' attore italoamericano John Cazale (noto per aver partecipato ai primi due film de “Il padrino” di Coppola e al film “Il cacciatore” con De Niro, per poi morire poco tempo dopo) nel ruolo del solito sadico violento e una brutta battona da osteria che a sentire l’ ultimo poliziotto del suo paese è andata a letto con uomini e donne di passaggio, la sua degna amica e amante. Ovviamente anche il resto del branco non è composto da simpaticoni, tanto che quando apprendono della tragica morte di un loro amico scoppiano a ridere. A parte Eastwood e la sua futura ex moglie il resto del cast è composto da emeriti sconosciuti attori e attrici da telefilm, spesso delle brutte facce già viste e riviste nei film precedenti della serie, come l’ afroamericano Albert Popwell, in questo film l’ amico e collega di Callaghan Horace, negli altri tre film della serie un rapinatore di banca, un magnaccia assassino di puttane e un razzista nero. Sicuramente sia Popwell che gli altri attori di secondo piano dei film con e di Clint Eastwood non finirono mai nelle nomination per il premio Oscar.

   

   Per il resto del film si assiste a un repertorio notturno di sparatorie e regolamenti di conti a mano armata verso dei bersagli umani destinati a morte certa, come il capetto ghignante della banda di balordi, che non fanno in tempo a uccidere la loro ex vittima per ritrovarsi di fronte all’ armato Callaghan ancora più spietato di prima anche dopo averlo pestato a sangue e buttato in mare. Oltretutto poco prima gli avevano sgozzato l’ amico collega Horace e ferito il suo cane bulldog "Polpetta" e quindi questi bersagli mobili devono morire tutti. Sulle teorie reazionarie della giustizia sommaria in caso di stupro sbandierate da questo film è meglio lasciar perdere perché è roba da Far-West americano anche se il film vuole solo tenere lo spettatore attaccato allo schermo con una ventina di morti, ammazzati per la maggior parte di notte in circa due ore di durata. In una società come la nostra, dove anche gli stupratori pedofili e i pazzi omicidi sono a piede libero dopo pochi anni di galera, queste teorie sono inconcepibili e utopistiche, essendo dei dogmi da terzo mondo. In quella americana, dove vige ancora in parte la pena di morte, forse sono ancora accettate da una grande parte della popolazione. Bisogna anche sapere che prima di girare questo film Clint Eastwood aveva provato più volte di proporre al pubblico delle storie diverse con dei personaggi più umani e simpatici, come il cowboy pistolero da circo "Bronco Billy", il camionista pugile piglia scommesse "Philo Beddoe" e il chitarrista alcolizzato "Honkyton Man", tutti personaggi di scarso successo in patria. 

   

   Tra le poche novità del film "Coraggio, fatti ammazzare" una moderna pistola automatica Automag calibro 44 Magnum nelle mani di Callaghan al posto del solito revolver Smith & Wesson M29 e una colonna sonora più moderna ma decisamente più brutta a base di ritmi rap a parte la canzone finale, cantata da una voce femminile sul motivo dei titoli di coda del primo film della serie composto da Lalo Schrifin. Pare che il titolo italiano del film è stato inventato dal doppiatore di Eastwood che aveva tradotto meglio la frase in originale “Vai avanti e fammi felice” rivolta da Callaghan a un rapinatore nero con la pistola puntata alla tempia di una donna bianca. Il titolo originale è “Sudden Impact” (“Impatto improvviso”) riferito sicuramente al colpo di pistola sparato a tradimento nelle palle dei malcapitati. Tra le frasi celebri di Callaghan, questa sua amara considerazione dopo aver visto la scena del primo delitto: “Tutto questo non mi turba, vecchiette massacrate e derubate della pensione, insegnanti buttati giù dal terzo piano perché bocciano i ragazzi… No. Sai cosa mi disturba veramente? Vederti ingozzare avidamente quel salsicciotto! Nessuno, dico nessuno ci mette il ketchup! Ci vuole la senape!”. Solito cinico humor nero da obitorio che fa rimpiangere anche quello del tenente Colombo, tanto per fare il confronto con un altro noto investigatore della polizia americana che però, rispetto all' altro, non ha mai impugnato una pistola in vita sua.  

 

   Se sul terzo film della serie di Callaghan un cinecritico italiano allora di moda concluse che: “Anche se è diventato amico delle Pantere Nere stiamogli alla larga” al quarto film, secondo lui, bisognerebbe ignorare del tutto Eastwood, anche se è più bravo di tanti suoi colleghi. Sarà un anarchico di destra con delle teorie personali un po ambigue ma spesso non è andato oltre ai soliti personaggi di infallibili pistoleri western e violenti poliziotti in borghese, che probabilmente piacevano più al grosso pubblico americano che all' interprete. Più interessante è quest' altro vecchio giudizio critico nostrano su Eastwood: "Una faccia di pietra che dice tutto o niente". Infatti, se al quarto film sull' ispettore Callaghan Eastwood era a corto di idee nuove, al quinto mancherà il bersaglio principale, il pubblico pagante, con un film molto più simile a un banale telefilm e fu l' occasione buona per Clint di lasciar perdere per sempre quello sceriffo metropolitano dal cognome irlandese. Trovò altre storie da mostrare dimostrandosi forse più bravo come regista che come attore. Il fatto che questo film sia stato diretto e interpretato una vecchia gloria del cinema americano lo renderà sicuramente più guardabile di altri ma la poca sostanza rimane sempre quella. Ovviamente se non c' era quel personaggio e quell' attore, questo film sarebbe l' ennesima rapprensentazione di un tema troppe volte già rappresentato sul grande schermo americano, spesso e volentieri soltanto per mostrare della violenza gratuita.

 

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