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Coraggio... fatti ammazzare

Regia di Clint Eastwood vedi scheda film

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La recensione su Coraggio... fatti ammazzare

di alfatocoferolo
5 stelle

Dopo essersi separato dai Fantastici Quattro, l'Ispettore Callaghan decide di combattere da solo il crimine a San Francisco. I suoi superiori, gelosi dei suoi superpoteri, lo inviano a San Paulo, dove lo aspetteranno avventure imprevedibili con un finale a sorpresa, come in qualsiasi prodotto Marvel che si rispetti.

Che meraviglia di poliziesco! E non lo dico perché l'ha prodotto e diretto Clint Eastwood ma perché è oggettivamente così. Tutto inizia a San Paulo: in una notte di dieci anni prima, una comitiva di sbandati stupra due sorelle. Una delle due resta traumatizzata a vita e perde l'uso della parola, finendo rinchiusa in una clinica psichiatrica. La più grande diventa una famosa pittrice che non ha mai perdonato i suoi aguzzini, anzi è ben decisa a farli fuori tutti con un colpo ai testicoli e l'altro in testa. E da dove inizia? Ovviamente dall'ultimo posto in cui potrebbe trovarli, San Francisco. Giust'appunto nella zona di competenza del cazzutissimo Ispettore Callaghan. 

Una volta dato a Callaghan il primo omicidio e la traccia per seguire la pista dei successivi, la pittrice decide giustamente di andare a San Paulo a cercare gli altri stupratori che erano ancora tutti lì. Tranne quello che era andato apposta a San Francisco per farsi beccare con le palle bruciate da Callaghan. Qualcuno obietterà che si sarebbe potuto ambientare tutto direttamente a San Paulo, evitando questi improbabili salti mortali nella sceneggiatura, ma poi come faceva Clint a regalarci le spettacolari vedute di San Francisco dei titoli di testa e - soprattutto - a utilizzare per la quarta volta il nome del più famoso detentore della 44 Magnum?

A quel punto, tutto sembrerebbe scritto - e di fatto lo è - ma occorre pur tenere impegnato lo spettatore. Così si mandano camionate di nemici addosso a Callaghan, armati di mitra, molotov, pistole e coltelli. Ovviamente, il mancato quinto dei Fantastici Quattro, schiva tutti i proiettili, tutte le pallottole e tutti i cazzotti, mentre dal canto suo non sbaglia un colpo e atterra un nemico dopo l'altro, cazziato dai suoi superiori che aborrono i suoi metodi brutali ma lo ammirano con gli occhi pensando "ma quanto sei bravo Callaghan, ma quanto sei fico Callaghan. Vorremmo essere tutti come Callaghan". Manco a dirlo, Callaghan è pure un consumato sciupafemmine che con la sua grinta da macho fa crollare ai suoi piedi l'unica donna appetibile del cast, il tutto tra botte da orbi, sparatorie e un numero imprecisato e gratuito di turpiloqui che - tra una sigaretta e una birra - fanno tanto vecchio west. Nell'imprevedibilissimo finale che sto per spoilerare (NON CONTINUATE SE NON VOLETE PERDERVI LA SORPRESA!), il buon Ispettore, dopo essere sopravvissuto a una caterva di legnate e a un volo nel fiume, si risolleva come l'araba fenice, impugna la sua 44 Magnum, va in un posto a caso di San Paulo e vi trova casualmente i cattivi e la protagonista. Mentre il più cattivo dei cattivi sta per colpirla, vede d'improvviso la sagoma del gringo più figo della storia stagliarsi sulla strada ammantata di pioggia e anziché sparargli lo ammira, "quant'è figo l'Ispettore Callaghan, vorrei essere anche io come l'Ispettore Callaghan". Finita questa fase di contemplazione mistica, l'Ispettore Callaghan fa il culo a tutti, come sempre, e regala un finale che mai ci saremmo aspettato da Clint Eastwood. Un finale in cui la giustizia di strada prevarica quella dei tribunali, all'insegna della filosofia spicciola che tanti morti ha regalato al popolo americano, quella del buon vecchio west e del cowboy a un tempo poliziotto, giudice e giuria del delinquente di turno. Che meraviglia, ragazzi!

 

 

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