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Digger

Regia di Georgis Grigorakis vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Digger

di yume
8 stelle

Georgis Grigorakis, regista esordiente a Berlino 2020, sezione Panorama, è la promessa di un cinema greco che guarda il suo Paese con amara consapevolezza d’impotenza.

locandina

Digger (2020): locandina

“Girato nel terreno montuoso a 1.300 metri nella Grecia settentrionale. La nebbia mattutina, il freddo pungente. Pioggia, neve e colate di fango. Enormi scavatori ed esplosioni nelle miniere che producono polvere soffocante. C'erano giorni in cui la foresta determinava quando, dove e come operare; dovevamo solo seguire. E quando abbiamo seguito, ci ha premiato. Così dovrebbero essere le cose: i desideri umani devono adattarsi a ciò che “il paesaggio” permette. È diventato imperativo collegare le storie umane con le storie di questo pianeta.” (Georgis Grigorakis)

 SINOSSI

Un uomo anziano sempre vissuto fra i boschi di montagna nel nord della Grecia, suo figlio quasi trentenne che torna dopo vent’anni, un’eredità materna da dividere, un conflitto archetipo, una società mineraria, "il mostro", che devasta l’habitat, un'impresa di costruzioni che vuole aprirsi la strada attraverso la povera proprietà dell’uomo, la popolazione locale che beve, litiga e discute nello squallido pub del paese.

Tutto questo in un film amaro, silenzioso e sobrio, natura e uomo a confronto, nemici o solidali, i ruoli cambiano e si alternano.

 

Vangelis Mourikis, Argyris Pandazaras

Digger (2020): Vangelis Mourikis, Argyris Pandazaras

 Un tenero e tenebroso neo-western” è la definizione dell’autore, il cavallo è di Nikitas, bellissimo dalla criniera fulva, la moto rombante del giovane, ma il padre odia quel rumore e la butta giù col suo pickup.

Vangelis Mourikis

Digger (2020): Vangelis Mourikis

E allora Johnny butta giù la baracca del padre con la scavatrice, digger, niente pistole in questo neo-western, siamo oltre.

I tempi cambiano ma uccidere i padri è come “mangiare Dio” celebre scritto di Ian Kott, è la perdita della componente divina in una umanità sempre più tecnica, che si ciba dei propri dei nel tentativo di affrancarsi da loro, e allora forse Isacco tenterà di eliminare Abramo ed Edipo ci è già riuscito con Laio.

Ma se Edipo avesse saputo che Laio era suo padre? E se un Dio assurdo non avesse messo alla prova Abramo scatenando l’odio di Isacco? Si può essere buoni padri di buoni figli?

Johnny (Argyris Pandazaras) da vent’anni non vede Nikitas (Vangelis Mourikis ) il padre.

La madre è morta e se lo portò via piccolo perchè non ce la faceva più a vivere fuori dal mondo, tra i boschi della montagna.

La campagna povera dei Balcani, l'aspetto rozzo e ostile delle persone, il Mostro, l’industria che divora la terra su cui vive il vecchio, minaccia la sua proprietà e il suo modo di vivere.

E’la Grecia boscosa e ruvida del settentrione, da lì era fuggito il giovane Alessandro verso il mare, la vita, l’azzurro, una lunga cavalcata fino all’India.

Invece Johnny è tornato ed è la più grande minaccia per Nikitas.

Fra loro c’è un silenzio innaturale, un conflitto sordo, Johnny vuole la sua parte di proprietà, la madre gliel’ha lasciata nel testamento, Nikitas è un muro di gomma, chiuso in un tempo che si è fermato, o che si ripete uguale, come la natura che fa il suo giro e torna sempre.

L’archetipo del rapporto padre-figlio e la pressione devastante dei tempi che distruggono antichi equilibri, questo è Digger

Manca la figura femminile e la fragilità maschile ne esce provata, i due uomini non si connettono, sotto la scorza ruvida si avvertono tensioni buone, bisogno d’altro e dell’altro, ma nessuno dei due ha imparato il linguaggio che bisognava imparare.

La pietas, la solidarietà, quel rapportarsi all’altro che Plutarco chiamò filantropia, non hanno spazio.

Entrambi sono feriti dalla perdita della donna, moglie e madre, Nikitas ha eletto il bosco a sua culla dove perdersi, Johnny è ancora in cerca di una strada.

Tensioni familiari, politica industriale e preoccupazioni ambientali, il racconto non c’è, sembra tutto fermo in una stasi fangosa, l’unica forma dinamica è la pista di motocross dove Johnny approda con la sua fama di campioncino.

Un western che ribalta i ruoli, non ci sono cowboy a saccheggiare la terra,i locali, come gli indiani, la difendono, il Mostro che avanza sradica alberi come fuscelli, alza nuvole di polvere con le sue mine, butta giù case con la scavatrice.

Un giusto compromesso fra il vecchio e il nuovo è possibile? Forse è necessario, ma frane di fango, spericolato disboscamento, i boschi umidi resi secchi dal fuoco e aggrediti senza difese dicono no. Come fidarsi di un compromesso?

Il direttore della fotografia Giorgos Karvelas coglie con amore i morbidi gialli e  i marroni autunnali del paesaggio e arretra con orrore davanti ai veicoli e macchinari che invadono il territorio creando panorami desolati .

La mano tesa all’uomo sul punto di affondare nella melma non è la michelangiolesca mano di Dio, è il braccio dentato di una enorme scavatrice.

Un finale ellittico sorprendente. Una risposta? Un possibile compromesso? Forse.

Vangelis Mourikis, Argyris Pandazaras

Digger (2020): Vangelis Mourikis, Argyris Pandazaras

Georgis Grigorakis, regista esordiente a Berlino 2020, sezione Panorama, è la promessa di un cinema greco che guarda il suo Paese con amara consapevolezza d’impotenza.

E il pensiero va ad un grande vecchio reduce da altre rovine, Costa Gavras.

“Non dimentichi mai il paese della tua nascita, specialmente quando è un paese come la Grecia.- dichiarava a Venezia 76 alla presentazione del suo film- Sono fuggito dal mio paese perché, all’epoca, tutto ciò che offriva ai giovani della mia classe sociale era una vita di sottomissione a una democrazia teocratica. Come immigrato, la Francia mi ha permesso di superare i miei sogni più sfrenati. La mia “Grecia” mi prese di nuovo quando i colonnelli presero il potere. L’espressione della mia resistenza personale è stata Z. Dieci anni fa, la crisi greca ha riportato il paese nella stessa situazione che mi ha fatto fuggire la prima volta. E questo, naturalmente, mi ha fatto venir voglia di esprimere ancora una volta la mia rivolta, con Adults in the room”. (Costa Gavras)

In conferenza stampa Costa-Gavras fu chiaro: “La sinistra oggi è sprofondata in una crisi profonda. Occorre rivedere le cose al più presto in un’Europa trasformatasi ormai in impero non liberale”.

Grigorakis appartiene a quella generazione di giovani a cui parlava Socrate insegnando il rispetto delle leggi, in un tempo in cui si potevano ancora scrivere queste parole:

Ci è stato insegnato a rispettare le leggi, anche quelle non scritte la cui sanzione risiede soltanto nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di buon senso. La nostra città è aperta ed è per questo che non cacciamo mai uno straniero. Qui ad Atene noi facciamo così.” (dal discorso di Pericle in Tucidide, La guerra del Peloponneso).

Il recupero del rapporto padre-figlio nel finale può voler dire questo, e se il braccio teso a salvare Nikitas è quello metallico di una scavatrice manovrata dal figlio ben venga, bisognerà pure che qualcuno contraddica la pistola di Cechov:

Se in un romanzo compare una pistola, bisogna che spari.”
Anton Cechov

 

 

www.paoladigiuseppe.it

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