32° TRIESTE FILM FESTIVAL - IL CINEMA DELL'EUROPA CENTRO-ORIENTALE ED. 2021 - Concorso documentari
Nella sperduta penisola di Kola, uno degli estremo nord occidentali della Russia, al confine con la Scandinavia, e più precisamente tra le lande ghiacciate della regione di Murmansk, uno stuolo di catapecchie unite le une alle altre quasi a formare un gigantesco alveare, costituisce il rifugio dalla quotidianità che un gran numero di persone delle località vicine ha scelto per recarcisi e per potersi dedicare ognuno all'interesse, all'hobby o alla attività ludica o culturale, se non sportiva, che più lo aiuta ad evadere dallo stress della ripetitiva e talvolta anonima quotidianità.
C'è poi chi ha dedicato tempo e denaro a quei luoghi da generazioni, scavando, edificando, ampliando quei locali generalmente a dimensioni contenute, fino a formare un insieme di stanze collegate da passaggi o scale di comunicazione che trasformano il luogo da un semplice garage o cantina, in un vero e proprio rifugio ove potersi estraniare dal mondo reale.
L'opera prima della regista russa ora residente a Berlino, Natalija Yefimkina segue alcuni personaggi e ne esamina di ognuno il loro intento, la loro passione, la voglia di evadere che li anima ed induce ad estraniarsi dal mondo per trovare rifugio in un luogo che, a prima vista, non potrebbe apparire più deprimente, ma che nell'intimità di quelle stanze-ripostiglio, si trasforma in una sorta di paradiso in grado di contenere tutto ciò che serve per far felice una persona, o comunque per metterlo in condizione di alleviare le sue pene, le sue sofferenze, le ansie che ciascuno in qualche modo si porta dietro, cercando quantomeno di convivere con il cruccio che ci allontana dalla piena realizzazione di noi stessi.
Ecco che quella che a prima vista appare qualcosa di molto simile ad una discarica posta nel bel mezzo di una valle ghiacciata e sommersa dalla neve, si trasforma in un singolare, a tratti anche un po' grottesco luogo del cuore in cui ogni proprietario di quei piccoli garage pieni di oggetti trova il modo di ritrovare se stesso nell'esercizio di quella attività che altrimenti non riuscirebbe ad affrontare con la medesima concentrazione.
Un doc girato bene su un soggetto che pare un vriante di certi documentari "folli" alla Ulrich Seidl, singolare, curioso, in grado di farci raggiungere un luogo che molto difficilmente potremmo mai aver idea di raggiungere in uno dei nostri eventuali e futuri viaggi.
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