Regia di Alexander Babaev vedi scheda film
Un altro esordio in regia, in forte debito con Sam Raimi e il suo Evil dead, per un horror diviso in due tempi contrapposti per qualità e risultato. Tecnicamente ben girato (considerato anche trattarsi di un low budget) ma con una seconda parte priva di storia e davvero brutta. Molto efficace il manifesto, in perfetto Fulci's style.
Dopo aver perso la madre a causa di uno scontro automobilistico, Emily (Margaret Judson) resta sola con il fratello Zach (Michael Johnston), anche lui vittima dell'incidente e di conseguenza gravemente afflitto da tetraparesi spastica, una patologia cerebrale. Assieme al suo compagno Jesse (Davin Goodsell), Emily decide di trasferirsi in una casa in prossimità dell'istituto nel quale far ricoverare Zach. Accompagnati da due amici, disponibili per aiutare durante la fase di trasloco, raggiungono la nuova abitazione.
Alexander Babaev ha un progetto, con il quale azzarda il debutto in regia: un reebot di Evil dead (La casa, 1982). Non è dichiarato come tale, ma difatti Goetia, poi diventato Haunted house on the hill, quindi definitivamente Bornless ones, è una specie di clone meno vivace e più dosato negli effetti gore del celebre film di Raimi. Addirittura migliore per tutta la fase di preparazione, ovvero quaranta minuti iniziali con un sottotesto drammatico e potente (Zach afflitto da tetraparesi spastica, e le conseguenti inibizioni di Emily, bloccata sessualmente per un senso di colpa di fatto distorto), alternato con una sottile ironia e reso affascinante da una tecnica di regia superiore alla media. L'uso spregiudicato della telecamera infatti, in un paio di circostanze, lascia a bocca aperta: ad esempio durante una sopraelevazione vertiginosa alle spalle dei protagonisti, mentre questi sono all'esterno, o quando esce inaspettatamente da un punto macchina insospettabile (sotto un letto).
Poi Babaev decide di addentrarsi nell'horror più chiassoso e semplicistico. Dalla Pseudomonarchia Daemonum (gerarchia demoniaca), tira quindi in ballo Buer (un demone in grado di guarire dalle malattie), Sabnock e Gomory; quindi inserisce nel racconto simboli magici utilizzati a mò di sigillo, libri d'evocazione (lasciati dai precedenti inquilini, una madre destinata a brutta fine nel tentativo di guarire la figlia Christina, ricorrendo al supporto delle forze infernali), immancabili cerchi satanici, voci alterate, possessioni e un po' di splatter (un punteruolo in un occhio, una mascella trafitta e coltellate varie). La seconda parte di Bornless ones è semplicemente brutta, al limite del guardabile e, per quanto ancora decentemente girata, affossa le buone premesse del primo tempo. Ormai lanciato in una poco velata imitazione del già citato Evil dead, Babaev (anche autore della sceneggiatura) non sa più da che parte parare, essendogli in conclusione la storia sfuggita di mano. I protagonisti diventano macchiette (più o meno ritornanti) e la fine diventa qualcosa di più simile ad una parodia andando in direzione contraria alla vicenda, che era (egregiamente) iniziata come tragedia.
Babaev torna in seguito a dedicarsi ai cortometraggi, per essere poi cooptato in un paio di progetti televisivi. Ma l'intenzione di tornare a dirigere un film è tutt'altro che svanita, anche se stavolta -mutando genere- si butta a capofitto nell'action, girando Wild cards 2. Che un capolavoro non deve essere stato, se dopo un anno dal rilascio ancora nessuno sull'imdb ne ha lasciato uno straccio di commento.
"La gente ha bisogno di un mostro in cui credere. Un nemico vero e orribile. Un demone in contrasto col quale definire la propria identità. Altrimenti siamo soltanto noi contro noi stessi." (Chuck Palahniuk)
F.P. 06/02/2020 - Versione visionata in lingua inglese (durata: 80'25")
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