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Il coraggio e la sfida

Regia di Roy Ward Baker vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il coraggio e la sfida

di cherubino
7 stelle

Un bandito dalla personalità complessa controlla una cittadina messicana e prova rispetto (se non altro) verso il suo coraggioso avversario: un prete cattolico che non attrae però solo lui. Film fuori degli schemi, da vedere.

 

IL CORAGGIO E LA SFIDA (1961)

 

Padre Michael sta per morire insieme a Valentino (o Anacleto che dir si voglia: questo il nome originale) e si preoccupa di salvargli l'anima inducendolo a recitare l'atto di dolore insieme a lui.

"Non ti sento, se lo stai facendo fammelo capire stringendomi la mano": lui lo fa non perchè convertitosi in extremis alla sua fede religiosa, bensì per l'uomo (il suo "coraggio"), non per la "sfida" del suo Dio.

I tentativi di redimerlo sono falliti, in quel senso. Al più, la sua filosofia di vita ne era stata confermata: "Dio perdona tutto, comprende sempre tutto... quindi uno può fare quello che vuole". "The Singer, Not the Song", che è anche il bel titolo originale del film.

Film - tratto da un romanzo e diretto e prodotto da un regista a me sconosciuto, Roy Ward Baker - che è stato definito "uno dei più irregolari del cinema britannico, scoperto dalla critica con molto ritardo".

 

 

Dirk Bogarde nella parte del bandito a suo modo elegante, tutto in nero con pantaloni di pelle lucida, colto, raffinato e senza scrupoli ma con intelligenza e sensibilità da "uomo superiore" (come dice lo zio che verrà da lui ucciso per salvare la vita al prete) è ideale per la parte: che l'attrazione verso il suo avversario in tonaca non sia solo psicologica ma anche (seppur in maniera non palesata più di tanto) probabilmente di tipo sessuale, nessuno meglio di lui poteva renderlo.

Il suo controllo di una sperduta cittadina messicana che sembra un villaggio western si esercita da anni - a metà del secolo scorso - con metodi tipicamente "mafiosi" sia con la protezione assicurata dalla sua banda al possidente della zona e da questi ben compensata per starsene tranquillo lui e la sua famiglia (di cui fa parte la bella figlia Linda) sia mediante inflessibili estorsioni nei confronti dei tanti peones, che pagano con la vita i tentativi di sottrarsene, al punto di programmarne ed eseguire le sentenze di morte in ordine alfabetico.

La polizia non è assente, ma, almeno secondo il capo della stessa, non ha mezzi per intervenire perchè mancano le prove, a causa della classica omertà da paura: "Nessuna polizia può proteggere della gente che non vuole essere protetta". 

La Chiesa ha però una certa influenza sugli abitanti del luogo  - come sempre accade quanto più sono poveri e oppressi - e dunque bisogna guardarsi da quel prete irlandese che - al contrario del suo predecessore - non sembra proprio disponibile a venire a patti e non disturbare. Però, dopo un paio di tentativi falliti di eliminarlo fisicamente, che destano sospetti, Valentino si dice convinto sia meglio cambiare strategia per non creare il "martire" ma molto probabilmente lo fa anche se non soprattutto perchè ammira il coraggio di quel sacerdote e forse, insoddisfatto come pare della sua stessa squallida vita, in qualche modo lo invidia ("Come dev'essere seccante e quanto dev'essere meraviglioso compiere il proprio dovere") o comunque se ne sente attratto.

Ne seguiranno contatti ravvicinati e tentativi di ricondurlo sulla retta via da parte di padre michael quando per un certo tempo questi, a sua richiesta, gli darà ospitalità, col consenso della polizia, per evitargli di dover abbandonare la città per un ordine di espulsione; la fiducia nel sacerdote e l'ammirazione nei suoi confronti diventano palesi. "Voglio sapere se lei è un uomo eccezionale, di cui la sua Chiesa non è degna, oppure se è la sua Chiesa che crea uomini come lei. Insomma, è la sua fede a darle il coraggio o è la sua volontà che lancia la sfida?".

Poi, nonostante tutto, Valentino si sentirà tradito - arrestato in chiesa, il prete dettosi disposto ad accusarlo, dirà trattarsi di sconfitta per entrambi - ma infine quella tragica stretta di mano finale dimostrerà il contrario.

 

Per quanto interessante mi sia sembrato questo tema talchè mi ci sono soffermato a lungo, il film ne offre anche altri non meno fuori degli schemi, almeno per un film catalogato, soprattutto per l'ambientazione, come "western", ma sicuramente anomalo.

 

 

E' quando entra in ballo il personaggio femminile, la giovane Linda cui ho accennato (la figlia del possidente).

L'attrice che la impersona è Mylene Demongeot (all'epoca agguerrita rivale di Brigitte Bardot per molti di noi maschietti) ed indubbiamente la sua presenza non guasta, almeno per me che l'ho sempre considerata di una femminilità disarmante. Però...

Linda si sente sola, vive in un ambiente che le offre poche valide opportunità in campo maschile, cosicchè il suo bisogno d'amore si riversa su una di due alternative entrambe senza speranza: sulle prime - a quel che pare ma è un falso abbaglio - sul bell'Anacleto (ma proprio è un genere che non gli interessa ed è anche certo che lei non possa essersi innamorata di lui) e poi invece diventa chiaro che non vede altri che padre Michael,  che non lo sospetta minimamente: si sente perdutamente innamorata di lui.

Ma tanto per aggiungere in questo film un altro tema (quello dell'opportunità o meno del divieto di matrimonio imposto ai preti cattolici) ecco che padre Michael, concedendole un casto bacio di cui la ragazza si accontenterà, a sua richiesta ammette di contraccambiare quel sentimento, essendosene avveduto solo quando Anacleto lo ha intuito: qui mi sembra si sia esagerato.

 

 

 

Anche perchè John Mills, sempre ottimo attore e anche molto bravo in questo non facile ruolo, sembra decisamente poco credibile, proprio fisicamente, come oggetto di desiderio da parte della fragrante fanciulla; ma forse sbaglio...

Prima, nei colloqui fra i due personaggi maschili il tema era stato sfiorato per iniziativa di Valentino e il prete aveva affermato:

"Un prete di sincera vocazione non si lascia mai dominare dall'amore verso una singola persona, altrimenti sarebbe incapace di amare tutti con dedizione e disinteresse".

 

In definitiva: tu chiamalo se vuoi ...un western. Ma è un'etichetta superficiale. Comunque mi sembra un film di cui consigliare la visione e cui assegnare un voto in area positiva: tre stelle e mezza (almeno).

Mi rendo conto che, non lo faccio quasi mai, ho raccontato troppo della trama. Spero che mi scuserete, questa volta è andata così... 

 

29.11.2016, cherubino

 

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la recensione precedente (DUELLO AL RIO D'ARGENTO, 1952) del 14.11.16

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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