Trama
Negli anni Settanta, Manolo e Candela si trasferiscono a Madrid nel quartiere di Malasaña con i loro tre figli e nonno Fermin. Provano così a lasciarsi il passato alle spalle e ad adattarsi alla vita e alle possibilità che la capitale, in piena espansione, offre loro. La famiglia però non sa che la casa comprata diventerà presto il peggior incubo che ognuno di loro abbia mai vissuto: quella che parte come una nuova opportunità si tramuterà in una serie di fatti agghiaccianti che faranno capire loro di non essere soli tra le mura della residenza.
Approfondimento
POSSESSION - L'APPARTAMENTO DEL DIAVOLO: DA UNA STORIA REALMENTE ACCADUTA
Diretto da Albert Pintó e sceneggiato da Ramón Campos, Gema R. Neira, Salvador Serrano e David Orea, Possession - L'appartamento del diavolo racconta la storia della famiglia spagnola Olmedo che nel 1976 si trasferisce dal paese d'origine nella capitale Madrid. Qui, gli Olmedo sperano di essere finalmente felici e di affermarsi professionalmente. Comprano anche un spazioso appartamento nella ambita Calle de Manuela Malasaña al civico 32. Composta da sei componenti, la famiglia si rende però presto conto come quella che credono la casa dei loro sogni nasconda qualcosa di inquietante che non è stato loro rivelato prima dell'acquisto: non sono soli. Nell'abitazione accadono strane cose e lentamente il male si insinua tra loro prendendo il sopravvento.
Con la direzione della fotografia di Daniel Sosa Segura, la direzione artistica di Carlos Dorremochea, i costumi di Eva Camino e le musiche di Frank Montasell e Lucas Peire, Possession - L'appartamento del diavolo trae spunto da una storia realmente accaduta negli anni Settanta, in un periodo in cui la nazione era ancora sotto la dittatura franchista e molti spagnoli speravano di trovare felicità nelle grandi città. Per gli Olmedo la promessa di una vita migliore si è però trasformata nel peggior incubo della loro esistenza. Ha sottolineato il regista: "Possession - L'appartamento del diavolo è un film horror che, oltre a essere spaventoso, ha a cuore i personaggi, i loro sentimenti e le loro emozioni. Gli Olmedo lasciano il proprio paese per trasferirsi a Madrid sognando un futuro migliore. Acquistano casa in uno dei quartieri più ambiti della città, Malasaña, noto precedentemente come Barrio Maravillas. La loro decisione si rivela presto sbagliata e metto a freno la speranza e il desiderio di essersi lasciati alle spalle molti dei loro problemi, tra cui quelli legati alla dittatura che rendeva oramai soffocante la loro vita di paese. Madrid nel 1976 è l'epicentro della transizione spagnola verso la democrazia e per gli Olmedo rappresenta una sorta di faro nel buio: è il luogo in cui i loro sogni possono prender vita. Almeno così pensano fino a quando la città non comincia a inghiottirli a poco a poco, allontanandoli da tutti e da tutto".
"Basandomi su fatti accaduti realmente, ho sentito l'esigenza di concentrarmi dall'inizio sulla storia di Amparo", ha aggiunto Pintó. "Amparo è una ragazza che lascia il paese in cui è cresciuta per diventare donna nella capitale. Il suo è un personaggio che deve far leva su se stessa per portare avanti la sua famiglia, impotente e indifesa di fronte a un mondo completamente nuovo e a una situazione terrificante. Nella sua storia, ambientata in un contesto sempre più scomodo e opprimente, la cosa più importante per me era che l'orrore provenisse dalla realtà quotidiana, dalla realtà spagnola, per mostrare cosa accade quando, nel corso della vita ordinaria, qualcosa di spezza e diventa pericolosa e malvagia. Ho usato allora elementi spagnoli iconici per creare paura: trottole, biglie, boleri, stendibiancheria nei cortili interni dei palazzi... Il mio compito era quello di assicurarmi come questi elementi di tutti i giorni, per niente malvagi, divenissero terrificanti, giocando con la relazione che i bambini hanno con loro e con l'uso che ne fanno. Mi piaceva l'idea di prendere lo spettatore alla sprovvista e di sorprenderlo allo stesso modo in cui un bambino rimane stupito nel vedere un oggetto di uso comune diventare pericoloso".
Ha infine concluso: "Ho voluto che le scene più spaventose si presentassero in maniera semplice e naturale. Ho evitato i luoghi comuni, gli stacchi netti, la musica che sottolinea la tensione e così via. Spesso i momenti di maggior terrore arrivano in maniera imprevista, anche in pieno giorno: chi ha mai detto che ci si possa sentire al sicuro alla luce del sole? Il mio scopo era quello di realizzare un horror atipico per il panorama spagnolo in cui terrore, paura e tensione, convivono con le emozioni, i sogni infranti e le tematiche legate alla crescita".
Il cast
A dirigere Possession - L'appartamento del diavolo è Albert Pintó, regista e sceneggiatore spagnolo. Nato nel 1985 a Barcellona, si è laureato in Regia all'ESCAC, dove per ben sette anni ha lavorato come docente. Matar a Dios, il suo primo lungometraggio, ha vinto il premio del pubblico al Festival di Sitges nel… Vedi tutto
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Commenti (6) vedi tutti
Il vero "Possession" risponde al nome di Zulawski e si declina con Isabelle Adjani e Sam Neill, tutto il resto è fuffa e noia.
commento di Aaanton71Usare alcuni degli ingredienti più caratteristici del genere horror e inserirli dentro una confezione tutto sommato elegante, non significa affatto generare un buon prodotto. Perchè, proprio quell'uso, deve essere gestito con sapienza se non si vuole scadere nello stereotipo. E' quanto succede a questo film di Albert Pinto, che abusa della paura.
commento di Peppe ComuneUn film appena sufficiente. Le ambientazioni sono azzeccate, ma la storia è davvero troppo troppo troppo prevedibile e già vista. Gli spagnoli sanno fare di meglio nel genere horror!
commento di darkhorizon5.5 e' troppo. Veramente noioso un mix mal riuscito fra poltergeist ed amtiville horror. Voto 3
commento di PepsinaUn thriller-horror. Troppo tempo trascorre senza che nulla succeda. Una tensione continua ti fa trattenere il fiato, come in "1408", ma prima che qualcosa "si muova", ci vogliono 45minuti. voto 5
leggi la recensione completa di filmistaHorror spagnolo ben poco originale, che per oltre tre quarti ripercorre il medesimo plot di Amityville horror (1979). E anche in questa circostanza si dice essere ispirato da fatti realmente accaduti. Notevole il twist finale che svela il vero intento, verso un tipo di cinema "impegnato", da parte degli autori.
leggi la recensione completa di undying