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Privé

Regia di Bruno Mattei vedi scheda film

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La recensione su Privé

di mm40
2 stelle

Una donna, sessualmente insoddisfatta del marito, si cimenta in un’esperienza estrema: gira un film porno. Non solo se la cava, ma le piace anche e decide di proseguire la carriera.

L’idea è molto semplice e diretta: girare un film su una donna che decide di girare dei film porno; poteva essere un efficace escamotage per ottenere al tempo stesso una pellicola softcore e una hard, ma dietro la macchina da presa c’è l’esperto di lavori erotici Vincent Dawn, al secolo Bruno Mattei, e a quanto risulta di questo Privé è uscita solamente una versione, cioè quella ‘patinata’. Fino a un certo punto, si capisce: tette & culi (questo sono: non ci sono tante smancerie nella loro esposizione, specie se si considera la trama) sono in ogni caso i veri protagonisti e la storia è un continuo inanellarsi di copule simulate – con molta credibilità, va detto – più o meno giustificate dalla logica. Di sostanza, come prevedibile, ce n’è poca e anche gli interpreti non sono in grado di risollevare il prodotto: Dana Ceci, Danilo Quintilli, Hugo Baret, Claudia Taylor sono i principali e le loro prestazioni sono in effetti più improntate all’atto atletico che al gesto attoriale. Nulla di sorprendente anche qui, come non sorprendono la fattura poveristica, pseudotelevisiva del prodotto, destinato al circuito homevideo anziché alla sala cinematografica, e la pochezza degli argomenti in ballo. Mattei girava tre film in quello stesso 2002, tutti della stessa risma, tanto per capire i suoi ritmi lavorativi. 2/10.

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