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Piano... piano, dolce Carlotta

Regia di Robert Aldrich vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Piano... piano, dolce Carlotta

di rocky85
8 stelle

Prologo: siamo nella calda e afosa Louisiana del 1927. Il potente imprenditore Sam Hollis (Victor Buono) scopre che la giovane figlia Carlotta ha una relazione con un uomo sposato, John Mayhew (Bruce Dern), e impone a quest’ultimo di rinunciare a continuare a vedersi con sua figlia. La sera successiva, alla festa che si tiene in casa Hollis, dopo aver detto a Carlotta che intende allontanarsi da lei, John viene barbaramente decapitato. Chi sia stato ad ucciderlo non si saprà mai, ma in molti sospettano che l’assassina sia proprio Carlotta. Passano gli anni, è il 1964. Carlotta (Bette Davis), che non si è mai sposata, vive nella lussuosa villa di famiglia in compagnia soltanto della fedele domestica, e sta per essere sfrattata. Chiede così aiuto alla sua unica parente, la cugina Miriam (Olivia de Havilland) che non vede da molto tempo. Il rapporto tra lei e Carlotta, però, è sempre stato difficile e basta pochissimo per riaccendere vecchi dissapori ed antichi rancori. Per di più, Carlotta comincia a ricevere delle lettere minatorie e diventa sempre più preda di attacchi di panico ed incubi, nei quali immagina di rincontrare di notte l’amato John.

L’incredibile e inaspettato successo di Che fine ha fatto Baby Jane? impone a Robert Aldrich di realizzare un seguito. Il regista trae ispirazione ancora una volta da un romanzo di Henry Farrell e si affida alla sceneggiatura di Lukas Heller. Le due parti principali vengono affidate di nuovo a Bette Davis e a Joan Crawford, con l’idea di rovesciare però i loro ruoli: chi era la vittima nel film precedente, diventa il carnefice, e viceversa. Le riprese cominciano, ma dopo pochi giorni i dissidi tra le due dive aumentano. La Crawford è costretta ben presto a rinunciare alla parte adducendo come motivazione una forte polmonite (non si sa se vera o inventata). Il suo ruolo viene allora affidato a Olivia de Havilland, attrice a suo agio nel genere (indimenticabile ne Lo specchio scuro) e che aveva già lavorato più di una volta in coppia con Bette Davis.

Alla sua uscita, il film viene liquidato dalla critica come una pallida imitazione del ben più considerato Baby Jane. In effetti Aldrich segue quasi ossequiosamente lo schema del primo film: l’incipit mostrato prima dei titoli di testa (peraltro ottimo e cruento), l’ambientazione quasi esclusivamente all’interno della villa, il colpo di scena che ribalta le aspettative dello spettatore. Ma Piano… piano, dolce Carlotta è in realtà un piccolo gioiello, fascinosa commistione tra il melodramma ed il thriller, con uno stile formalmente ancora più barocco e visionario ed un utilizzo di luci e ombre da pelle d'oca. Aldrich inserisce tocchi ironici (grazie al personaggio della domestica Velma interpretata da Agnes Moorehead) ma allo stesso tempo spinge il pedale della cattiveria e della crudezza. Gli indizi vengono svelati un po’ alla volta; i conflitti psicologici, che poggiano su fili sottilissimi pronti a spezzarsi da un momento all’altro, diventano sempre più insostenibili. Strepitosa Bette Davis, capace di cambiare espressione e tonalità di voce all’interno della stessa sequenza (dal pianto alla rabbia con incredibile precisione), che disegna il ruolo di una donna isterica e che soffre la solitudine e il ricordo di un amore perduto, dall’equilibrio psichico instabile e pronta a scagliarsi contro chiunque. Le fa da eccezionale controparte la de Havilland, in una parte ambigua e di sottile perfidia. Completano il cast un ottimo Joseph Cotten ed altri grandi vecchi quali Cecil Kalloway e Mary Astor. Insomma, pur non raggiungendo le vette del film precedente, Aldrich realizza un piccolo cult che resta tra le sue opere più riuscite.

 

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