La fine della civiltà è arrivata. Un padre e suo figlio, un ragazzino di quattordici anni, sono tra i pochi superstiti: la loro esistenza, su una palafitta in riva a un lago, è ridotta a lotta per la sopravvivenza. Non c’è più società, ogni incontro con gli altri uomini è pericoloso. In questo mondo regredito il padre affida a un quaderno i propri pensieri, ma quelle parole per suo figlio sono segni indecifrabili. Alla morte del padre, il ragazzo decide di intraprendere un viaggio verso l'ignoto alla ricerca di qualcuno che possa svelargli il senso di quelle pagine misteriose. Solo così potrà forse scoprire i veri sentimenti del padre e un passato che non conosce.
Gran pastrocchio. Discreta location ma idea e messa in scena confusa, senza una linea guida che ponga interesse nello spettatore. Per lo meno i silenzi risparmiano alle orecchie la consueta recitazione di serie zeta maccheronica. Ancora una volta il cinema italiano si dimostra decaduto a livelli irrecuperabili se non con una riforma culturale. 4.5
Fantascienza nelle premesse, dramma negli esiti. Tanti, forse troppi, stimoli, che finiscono per disperdersi in una esposizione impaziente di passare a quello (stimolo) successivo. Spesso meno è meglio, e La terra dei figli non fa eccezione. Ambientazioni, fotografia e (alcuni) attori mettono comunque una pezza e il risultato e sufficiente.
Cruento, e/ma senza c(r)uore, il film attraversa molti dei luoghi comuni che delinenao il genere post-apocalittico, mettendoli in fila, ed in parte rivitalizzandoli, e organizzando così un prologo (riassuntivo, veloce, compresso) ad una storia che spetterà al volenteroso spettatore, eventualmente, proseguire.
Lento, lento, lento, una storia di 10 minuti dilatata in due ore di film. Il genere italiano che mette in campo facce stanche e nelle rughe esprime la difficolta' della vita ha stufato,i dialoghi inesistenti pure e con questo do il mio addio al cinema italiano, basta con le scene interminabili dove si indugia per minuti su uno sguardo o un panorama
Non è un brutto film questo post apocalittico all'italiana. E' che mette in scena un'ambientazione squallida e desolata sulla quale grava un'atmosfera di morte che induce alla depressione. Sarà forse per questo che Cupellini, al fine di non avere sulla coscienza l'aumento di suicidi in Italia, ha voluto un finale aperto ad un futuro di speranza.
Gli italiani non hanno capito che non possono fare questo genere di film, il risultato finale è dilettantistico confrontato con le produzioni straniere
Lo scenario e' quello della fine della civilta' dove un padre ( Pierobon) e suo figlio (La Vallee,giovane rapper) ragazzino giovane vivono (tra in pochi ancora in vita) tra palafitte e luoghi sfatti in riva a un lago.Tra fame e sopravvivenza ai limiti dell'umano i pochi incontri sono sempre violenti e pericolosi ,solo un quaderno sara' quello che accompagnera' il ragazzo fino alla… leggi tutto
Finto fantascientifico che sfrutta le crepuscolari location della palude del Pò per strutturare una sorta di lento point to point, in cui il protagonista va alla ricerca di chi possa leggergli il quaderno scritto dal defunto padre. Claudio Cupellini, alla regia, deve fare di necessità virtù e girare un film dal sapore del "vorrei ma non posso". Il budget è minimale,… leggi tutto
AL CINEMA
L'apocalisse ha già decimato la popolazione, ed in quel che resta di un Nord Est italiano grigio e regredito ad epoche medioevali che paiono una versione nostrana delle desolazioni australiane tipiche della
saga dedicata a Mad Max, un padre ed un figlio cercano di sopravvivere col cibo pescato nella laguna che li circonda, vestiti di stracci ed esposti ad intemperie che ne… leggi tutto
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Un padre malmesso (Pierobon) e un figlio quattordicenne (il rapper Leon De La Vallée) sono tra i pochi sopravvissuti di un'umanità semiestinta. Vivono in una laguna, al di là delle paratie che sono le colonne d'Ercole oltre le quali vige solo la legge del più forte. Alla morte del padre, il figlio varcherà quel limite che gli era proibito, entrando a contatto…
Sopravvissute ai Veleni, le Parole, stanno. Grafemi segreti come miliari prime pietre d’inciampo.
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Commenti (10) vedi tutti
Lo stile italiano è sempre riconoscibile, ma nel complesso non è male. 6,5
commento di BradyGran pastrocchio. Discreta location ma idea e messa in scena confusa, senza una linea guida che ponga interesse nello spettatore. Per lo meno i silenzi risparmiano alle orecchie la consueta recitazione di serie zeta maccheronica. Ancora una volta il cinema italiano si dimostra decaduto a livelli irrecuperabili se non con una riforma culturale. 4.5
commento di fra_pagaNon male questo film, semplice e a basso costo... Bravissimo De La Vallèe.
commento di Aiace68Fantascienza nelle premesse, dramma negli esiti. Tanti, forse troppi, stimoli, che finiscono per disperdersi in una esposizione impaziente di passare a quello (stimolo) successivo. Spesso meno è meglio, e La terra dei figli non fa eccezione. Ambientazioni, fotografia e (alcuni) attori mettono comunque una pezza e il risultato e sufficiente.
leggi la recensione completa di Souther78Cruento, e/ma senza c(r)uore, il film attraversa molti dei luoghi comuni che delinenao il genere post-apocalittico, mettendoli in fila, ed in parte rivitalizzandoli, e organizzando così un prologo (riassuntivo, veloce, compresso) ad una storia che spetterà al volenteroso spettatore, eventualmente, proseguire.
leggi la recensione completa di mckLento, lento, lento, una storia di 10 minuti dilatata in due ore di film. Il genere italiano che mette in campo facce stanche e nelle rughe esprime la difficolta' della vita ha stufato,i dialoghi inesistenti pure e con questo do il mio addio al cinema italiano, basta con le scene interminabili dove si indugia per minuti su uno sguardo o un panorama
commento di mimimomiNon è un brutto film questo post apocalittico all'italiana. E' che mette in scena un'ambientazione squallida e desolata sulla quale grava un'atmosfera di morte che induce alla depressione. Sarà forse per questo che Cupellini, al fine di non avere sulla coscienza l'aumento di suicidi in Italia, ha voluto un finale aperto ad un futuro di speranza.
commento di bombo1Gli italiani non hanno capito che non possono fare questo genere di film, il risultato finale è dilettantistico confrontato con le produzioni straniere
commento di arcarsenal79Qualche imperfezione, qualche dialogo incomprensibile, ma il film riesce a coinvolgere.
commento di gruvierazUn'opera tratta da graphic novel (che non e' il mio genere) ma resa da Cupellini in un'ottima versione cinematografica.....
leggi la recensione completa di ezio