Regia di Greg Green vedi scheda film
Quattro classici racconti dell'orrore rielaborati in episodi, dalla sintetica durata. Un'antologia composta senza troppa cura, ma valorizzata dai bei testi originali e dalle interpretazioni particolarmente convincenti.
Un narratore, Martin Jarvis, introduce al pubblico quattro classiche storie horror.
Monkey's paw - regia di Patricia Doyle (**1/2)
- Dal racconto di W. W. Jacobs -
1890. La famiglia White, composta dagli anziani coniugi ed il figlio, ospita il sergente maggiore Morris, di ritorno dalla guerra in India. L'uomo porta con sé una zampa di scimmia lavorata, raccontando che si tratta di un particolare feticcio, realizzato da un fachiro indiano. Può fare avverare tre desideri se espressi a voce alta, tenendola stretta nella mano destra. Ma a caro prezzo. Il sergente intende infatti buttare nel camino la zampa di scimmia, ma l'anziano White, spinto dal figlio Herbert, decide di tenerlo ed esprimere un desiderio: impossessarsi di 200 sterline. Il giorno dopo Herbert muore in un terribile incidente sul lavoro. La ditta è pronta a riconoscere un compenso per la terribile perdita: 200 sterline! Sconvolto, l'anziano White esprime il secondo desiderio: far rivivere suo figlio.
The telltale heart - regia di Gregory James (***)
- Dal racconto di Edgar Allan Poe -
1843. Un uomo, in galera, ripercorre con la memoria i tragici avvenimenti degli ultimi giorni: ossessionato da un anziano coinquilino con un occhio deforme, nell'arco di otto giorni ne ha pianificato il delitto.
The yellow wallpaper - regia di Greg Green (***1/2)
- Dal racconto di Charlotte Perkins Gilman -
Per curare lo stato depressivo della moglie, un medico la rinchiude in una stanza le cui pareti sono decorate con carta da parati di colore giallo. Man mano che i giorni passano la patologia dell'anziana donna, invece che regredire, si aggrava, al punto che la poveretta inizia ad avere allucinazioni uditive -che si manifestano sottoforma di sussurri ("Let me out" e "Help me")- e visive, mediante forme indistinte che sembrano muoversi dietro alla carta da parati.
The damned thing - regia di Jesse Cordtz (*1/2)
- Dal racconto di Ambrose Bierce -
Idhao, 1881. Si svolge un processo contro due cacciatori, considerati responsabili del decesso di Hugh Morgan. La deposizione degli inquisiti appare a dir poco fantastica: una creatura dalla forma definita ma con colori cangianti sarebbe stata, secondo loro, responsabile della morte di Morgan.
L'impressione è quella di trovarsi di fronte ad una serie televisiva mai avviata, o a quattro cortometraggi messi assieme senza troppa cura. La cornice che lega i vari segmenti è pretenziosa e scostante (Martin Jarvis presenta solo il primo episodio), mentre le singole durate si attestano tra i 15 e i 17 minuti (ogni corto presenta i titoli di coda). Appaiono evidenti inoltre, sia la scarsità di mezzi, con inserimento di effetti digitali a dir poco datati, che le scenografie scarne e imprecise (si notano oggetti moderni, tipo una sveglia su un camino, inseriti anacronisticamente). Anche le impersonali regie contribuiscono a spargere indizi sullo scarso budget investito, per quanto poco dinamiche, di taglio televisivo e al limite dell'amatoriale. Nonostante questa mole di punti a sfavore, le notevoli interpretazioni e la solidità dei racconti alla base delle sceneggiature rendono a dir poco interessante il tutto. Le storie sono in buona parte raccontate facendo ricorso ai testi di ispirazione, e la breve durata degli episodi, comunque ottimamente sintetizzati, gioca a favore del risultato finale. Al di là del fatto che si conoscano o meno i racconti originali, New chilling tales merita ampiamente una visione.
"Qualunque sia la sua apparenza, la bellezza, nel suo sviluppo supremo, induce alle lacrime, inevitabilmente, le anime sensibili." (Edgar Allan Poe)
F.P. 25/12/2019 - versione visionata in lingua inglese (durata: 64'08")
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