Al circo Lohman è festa perché direttamente dal continente Africano, annunciato in stile Emanuelle nera con suoni tambureggianti, arriva un giaguaro poco ammaestrabile che mette soggezione finanche ai temuti leoni.
Una notte il felino implode e secerne un viscido parassita che attraversa le varie roulotte per infilarsi tra le cosce della formosa Yanke che di colpo rimane incinta e fugge dalla prigionia del compagno crudele, manesco e geloso che non l’ha mai amata e la tratta come un oggetto in suo possesso
Incominciamo dalla scenografia che ritrae la provincia francese in modalità “on the road” spesso notturna gestita dai colori modaioli fine anni 80 e spray sui muri da tipica notte amarcord punk generation.
Molto affascinanti anche le inquadrature che ritraggono l’embrione al suo interno in una sorta di “Salto nel buio” materno e quindi sostanzialmente una buona regia coadiuvata da ottimi effetti speciali per nulla scontati nel 1990.
Insomma un film non hollywoodiano incorniciato anche da buone scene di gore e un cromatismo ammiccante a Possession anche se la messinscena è decisamente una rivisitazione delle varie pellicole di Gordon, Henelotter e Yuzna con una fotografia che con i giochi di luce mette in risalto interni di abitazioni malsane e profondamente degradanti
Detto cio’ il film influenzerà l’ondata slasher gore francese avvenuta nei primi anni del nuovo secolo
La regia di Roben (la prima volta che vedo un suo film) è geniale nella scelta della prorompente e brava attrice (Emmanuelle Escourrou) , di una bellezza naturale e selvaggia…pienamente sfruttato il suo corpo dal furbo regista che non perde tempo e la ritrae spesso nuda oppure in posizioni provocanti con la sua bocca carnosa sempre unta di sangue e capelli lunghi lasciati al vento che sembrano omaggiare la figlia di Tarzan o semplicemente Gungala la pantera nuda…gli occhi sognati ma tristi e incisivi centrali al centro larghi (Diastema) non le connotano un difetto estetico anzi valorizzano la sua estetica che spesso la ritrae con lunghe camicie e sotto il vestito niente.
Film che in effetti ha un sotto testo in quanto i dialoghi tra la madre e il nascituro alieno che ha dentro di se, che per nascere ha bisogno di sangue umano, sono di carattere metaforico. Il feto in effetti è un po' un macabro grillo parlante che la mette in guardia controllo l’uomo che ha sempre sfruttato la sua travolgente femminilità e se vogliamo possiamo scomodare anche Freud o Young per ragionar sul complesso di Edipo.
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